Sell in May and go away

Domani sarà il primo Maggio e come ogni anno inizierà a girare tra gli addetti ai lavori la frase nel titolo. Credenze, modi di dire e ricorrenze spesso sono brutti compagni di viaggio per ogni investitore.

“Sell in May and go away, and come on back on St. Leger’s Day”, questa è la frase per intero che fa "figo" a Maggio.

Il significato spiegato sarebbe: vendi a Maggio, allontanati dai mercati e torna ad investire solo al Leger’s Day, leggendaria corsa dei cavalli che si tiene a metà Settembre.

Oggi, complici le nuove direttive delle banche centrali, non ha molto senso ormai e storicamente non è proprio cosi fortunato il bimestre settembre e ottobre visto che ha dato alla luce il famoso crollo del 1929, il Black Monday del 1987, il crac del post 11 settembre e la crisi di Lehman Brothers nel 2008.

Ma cosa succede statisticamente tra Maggio e Settembre?

I migliori rally dell’anno! Sempre più spesso, infatti, si registrano tra il quinto e il decimo mese. Questo significa che chi ha deciso di seguire il motto del Sell in May ha perso diversi dei migliori rally degli ultimi anni. Numeri alla mano, l’S&P 500 ha visto un +6% dall’inizio dello scorso maggio fino alla fine di ottobre e un +7% da maggio a ottobre 2014.

Risultati che si associano al +10% in maggio-ottobre del 2013. E ancora.

Negli ultimi 20 anni, il quarto mese è stato il migliore proprio per l’S&P 500, con un aumento medio dell’1,7% .

Investire è una cosa seria, non il prodotto di abitudini popolari e ce lo dicono pure i numeri.

Abbandonare l'emotività è il primo passo per diventare un Investitore.

Capire che "i rendimenti ce li restituisce il mercato", poi è una naturale conseguenza.

Perchè non sono i tarocchi letti dai guru a manovrare le borse, né le "abitudini" da bar che si leggono o sentono tra i fanatici improvvisati di Wall Street.

Il mercato è il vero "RE", sempre, se è vero che persino "solo" una piccola percentuale di Gestori Professionali riescono a batterlo.

Quindi è necessario impostare la propria strategia di investimento seguendo certezze come:

  • Obiettivi ( goal-based strategy )
  • Tempo ( Lyfe strategy )

Il fine è quello di partire dalle Tue esigenze di risparmiatore ed investitore per pianificare una strategia che permetta di trarre il miglior e maggior beneficio dal mercato.

Nelle foto a seguire si apprezzano i rendimenti TR dell'S&P 500 "rolling" (cioè degli anni precedenti la misurazione) a 5, 10, 30 anni.

I grafici evidenziano come impostare investimenti "Life Strategy", è anche garanzia di eliminazione delle potenziali perdite che si azzerano a 30 anni.

Il Goal Investing, invece, è un approccio mentale che vede la creazione di una strategia di investimento che non si concentra prevalentemente sulle performance del mercato, ma porta il risparmiatore a incentrare i propri investimenti su obiettivi reali.

La crescita dei figli, la pensione, l’investimento in un bene materiale o immateriale (come l’automobile o il viaggio dei propri sogni) sono obiettivi reali che permettono al risparmiatore di pianificare gli investimenti, fissandosi un obiettivo chiaro e rimanendo focalizzati sul raggiungimento di quest’ultimo

Tutto ciò è parte della Pianificazione Finanziaria, di cui parlo spesso ed argomento di questo breve video ( in inglese ) che vi invito a vedere:

https://www.youtube.com/watch?v=RBdLCW44ve8

In conclusione il consiglio che vi do, come dice il video, è: rivolgetevi ad un Professionista, qualificato e competente che vi conduca sulla strada dell'impostazione di portafogli d'investimento per obiettivi e livelli comprensibili di rischio/rendimento ad asset allocation predefinite con una profonda e attenta pianificazione che azzerino la maggior parte di scommesse e "puntate" su cosa renderà di più nel minor tempo possibile.


Ogni Guru prima o poi ci becca

In questi giorni sui principali social gira un articolo del noto analista John Hussman che prevede crolli del 30% tra il 2019 e 2020. Vediamo razionalmente come analizzare questa informazione.

È da ieri che sta rimbalzando sul web questa intervista:

https://it.businessinsider.com/titoli-azionari-sopravvalutati-crolleranno-del-30-entro-la-fine-del-2019-parla-linvestitore-che-pronostico-le-crisi-del-2000-e-2007/

L'intervistato è John Hussman, noto gestore di hedge fund, economista, trader, investitore insomma uno che sembrerebbe sapere cosa dice.

Hussman, come fa periodicamente , prevede crolli anche del 30% nel 2019, altri nel 2020 e poi stagnazione a profusione. Insomma l'apocalisse finanziaria.

Come lui, tanti ogni giorno si avventurano in profezie, stile calendario Maya nel 2012 ve le ricordate?

Panico, paura ed incertezza sono queste le emozioni che scaturiscono questi "esperti" facilitando il suicidio finanziario di ogni investitore poco sul pezzo.

Ma il buon Hussman negli ultimi 10 anni come ha affrontato il mercato?

Semplice, basta andare a vedere come hanno performato i fondi della Hussman Fund .

Prendiamo il "meno peggio",il Hussman Strategic Growth Fund.

Nel grafico le 4 linee rappresentano diversi tipi di investimento:

  • BLU, Hussman Fund SG;
  • ROSSO, Market Neutral;
  • VERDE, Aggregato Treasury US;
  • GIALLO, Azionario globale.

Facendo un analisi tecnica mi viene da dire, una schifenza.
Un autentico disastro.
Insomma una roba da vergognarsi, soprattutto se si vanta di essere analisti di fama mondiale, e pure pagati.

Rendiamo ancora più razionale questo scempio finanziario, immaginando di aver investito nel fondo del guru americano 10.000 $ e facendo un confronto con le asset class viste sopra.

Se 10 anni fa aveste investito 10.000 $ su Hussman Strategic Growth Fund oggi avreste meno di 5.000 $.
Insomma la metà con un bel -50%.

Invece, se aveste investito su un indice azionario internazionale (linea gialla nel grafico) oggi avreste 30.000 $
E se aveste investito su un indice obbligazionario US (linea verde) oggi avreste 14.500 $.

Alla faccia del mega GURU di Wall Street !!!

Mentre tutti gli indici globali si godevano il mercato toro più lungo della storia, il nostro caro Hussman brucia da 10 anni soldi, predicando disastri forte di aver AZZECCATO i crolli del 2000 e del 2008.

E... facendosi pagare pure caro visto i costi dei suoi fondi.

Ma razionalmente cos'ha portato a suoi investitori la dote divinatoria di Hussman nel prevedere il futuro?

Ad un rendimento dello 0,74% all'anno dalla data di lancio del fondo (anno 2000).
Meno dell'inflazione, inferiore a un conto deposito, inferiore a un BOT, inferiore a tutto.

Quindi a cosa serve sapere indovinare i crolli se non si portano benefici all'investitore?

A portare confusione nella testa di chi investe.

Sono proprio le cazzate dei fantomatici maghi della finanza, su giornali e social, il motivo per cui i risparmiatori e gli investitori entrano ed escono dal mercato sempre nel momento sbagliato.

E perdono regolarmente soldi.

Io non sono nè sarò mai un guru, ne mi vanterò di essere un analista di fama mondiale, ma sicuramente nel fare la mia professione ho come obiettivo portare un valore aggiunto al risparmiatore.

L'educazione finanziaria è il mezzo che principalmente uso perchè un investitore preparato vivrà sempre consapevolmente ogni fase di mercato, anche i crolli.

Quindi basta guru!

P.S.: Un calo delle quotazioni del mercato non è questione di SE, ma di QUANDO.


Italiani ed investimenti

Un rapporto complicato ma necessario per il futuro di tutti

Che ce ne rendiamo conto o meno, spesso gli italiani sono i primi a farsi lo sgambetto verso la strada di un futuro finanziario sereno e fruttuoso.

Parlando e conoscendo tanta gente ogni giorno è questa l'idea che ho maturato e che condivido sempre con risparmiatori miei clienti e non.

  • "Ma cosa sto risparmiando tanto a fare? Non avrò mai abbastanza soldi da parte."
  • "Tanto, una pensione non ce l'avrò mai: è inutile iniziare a pensarci!"
  • "C'è troppa scelta tra tutti questi strumenti: preferisco non scegliere, tanto sbaglierei comunque".  

Quante volte hai mai permesso che uno di questi pensieri ti bloccasse nell'azione?

Ti sarai reso conto, visto che leggendolo nero su bianco è più semplice capirlo, che tutti questi pensieri contengono parecchi paradossi.

La scienza che studia tali meccanismi mentali è la finanza comportamentale. Questa ci ha provato che siamo tutt'altro che razionali, quando si parla di soldi: è un campo pieno di paure e in cui l'emotività fa spesso da padrona.  

Se anche tu hai pensato almeno una volta una delle frasi di sopra, e spesso ti giri e rigiri nel letto senza prendere sonno, preso dalla paura al pensiero del tuo futuro finanziario, allora continua a leggere, perché sei in buona compagnia e potresti trovare qualche consiglio per sbloccarti.

Soldi e lavoro

La casa d'investimento BlackRock ha condotto un'indagine, prendendo come campione più di 27.000 investitori in 13 paesi; in Italia ci sono stati circa 2.000 intervistati, che hanno rivelato parecchie cose scomode del nostro Bel paese.

Dai dati è infatti emerso che la nostra salute finanziaria percepita è la più bassa al mondo: è una delle voci che vanno a comporre il nostro stato generale di benessere, e purtroppo le preoccupazioni riportate riguardo a "soldi e lavoro" getterebbero molti nel panico.

Allo stesso tempo, non faremmo un granché per cambiare questa situazione.

Ed è qui il grosso paragone dell'italiano: consapevole, frustrato ma non voglioso di cambiare la sua condizione.

Quindi cosa fare per disinnescare questo meccanismo subdolo?

L'unica cosa è tornare all'oggettività: prova a sederti di fronte ai tuoi numeri, alle entrate e alle spese. Dove puoi migliorare/razionalizzare le risorse? Il problema è che hai davvero poche entrate (allora pensa a come rimpinguarle o se cercare un altro lavoro), oppure potresti partire dal rivedere le tue spese?

Insomma, mettiti davanti un foglio e scrivi, solo mettendo su carta riuscirai a non fornire più alibi alla tua emotività.

Pianificazione, questa sconosciuta

Secondo i dati, noi italiani abbiamo la consapevolezza di dover pianificare per tempo per il nostro futuro, iniziando ad accantonare soldi per la pensione e per gli imprevisti. L'articolo riporta infatti che:

  • il 69% degli intervistati è consapevole di dover mettere da parte soldi dal proprio stipendio;
  • 2/3 di questi sanno che bisogna farsi trovare pronti per gli imprevisti;
  • nonostante questo, solo il 43% ha iniziato effettivamente a mettere soldi da parte per la pensione!  

Mettiti in testa una cosa: Siamo condannati a dover risparmiare

Ormai facilmente chiunque può farsi una idea delle cifre che dovremmo accantonare, è facile farsi prendere dal panico vedendo " IL QUANTO". Il paradosso è che si finisce per accantonare anche il pensiero, e stop! Inizia da oggi a mettere da parte, arrivando a poco a poco ad una cifra sempre più significativa, non appena le tue entrate te lo permetteranno.

Risparmiatori ma non investitori

Sembra che noi italiani siamo ancora, come si dice da sempre, un popolo di risparmiatori, e che ne siamo anche consapevoli: il 78% degli intervistati si considera tale, contro un 69% della media globale.

E allora, cosa c'è che non va? Un primo punto è il pensare ad un orizzonte temporale di breve termine, come abbiamo visto prima, ed un secondo è il fatto di rischiare assai poco: non siamo di certo un popolo di grandi investitori (un 47% lo fa, in media), e questo accade per PAURA.

L'incertezza da sempre spaventa l'uomo soprattutto se si parla di soldi. L'unico modo per sconfiggerla è prendere coscienza ma soprattutto consapevolezza.

Inizia ad investire a piccoli passi, con piccole cifre, informandoti e valutando al meglio, coltivando la tua educazione finanziaria, piuttosto che non iniziare proprio, rimandando tutto in un futuro indefinito.

Meno scelta c'è e meglio è  

Addirittura il 77% degli intervistati vorrebbe avere di fronte a sé una scelta più ristretta di strumenti finanziari.

La nostra è infatti un'epoca dominata dal paradosso della scelta: in tutti i campi, siamo sottoposti ad una marea di sollecitazioni tra possibilità diverse, e questo può dare una vertigine che spinge all'immobilismo.

Vuoi uscirne? Vuoi dare un senso alla tua vita da risparmiatore?

se stai leggendo questo articolo è per questo, quindi dedica parte delle tue energie cercando informazioni e studiando per avere una base, poi affidati a chi si occupa di pianificazione finanziaria per farti da guida.


Neet e nuovo record negativo per l'Italia

In un precedente articolo ho affrontato il tema della ricerca del Talento e dei Paesi più attivi nella ricerca di lavoratori con profili di qualità elevata.

Il Bel Paese a riguardo è tra le nazioni più in controtendenza, visto la ormai conclamata " Fuga dei Cervelli" e il nuovo primato riguardo i Neet, giovani che non studiano né lavorano e non si formano.

Il record italiano di Neet. Quattro regioni del Mezzogiorno in fondo alla classifica europea

Sono 4 le Regioni italiane del Sud in cima alla classifica europea dei Neet: Sicilia, Campania, Calabria e Puglia.

Circa tre ragazzi su dieci tra i 15 e 25 anni si trovano in questa condizione.

I Numeri che parlano chiaro e ribadiscono il concetto da poco espresso anche da Eurostat: l'Italia ha la maglia nera nel Vecchio continente per Neet.

L'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro ha rielaborato i dati di fonte europea e di matrice Istat per entrare nel dettaglio territoriale italiano. Certo, sfuggono alla statistica tutti quei giovani che si dedicano ai "lavoretti" assai frequenti nel nostro panorama del lavoro.

Secondo la ricognizione dell'Osservatorio, alla fine del 2017 i ragazzi ai margini di lavoro o formazione tra 15 e 29 anni erano poco più di 2 milioni, quasi equamente divisi tra maschi e femmine. Più della metà di questi giovani si trova al Mezzogiorno, dove il tasso di Neet arriva al 34%.

Una generazione abbandonata

In Italia manca da anni una vera politica del lavoro che si occupi di dare un’occupazione a tutti. Alla fine uno Stato se non si preoccupa di pianificare questo, cosa deve fare?

Non mi riferisco a lavori statali per tutti ma ad una politica seria e continuativa volta ad attirare investimenti stranieri, a favorire quelli interni, a snellire la burocrazia al fine di stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro.

A chi pensa che invece lo Stato non c’entri e ognuno si debba arrangiare dico che è l’italiano medio: miope, egoista, gretto ed ignorante. Uno Stato serio e forte sa occuparsi dei più deboli, di quelli che da soli non ce la fanno. O la soluzione è scappare tutti all’estero?

Va ricordato che scivolare ai margini non è difficile, bastano un’autostima scarsa, un pizzico di sfortuna, una forza mentale un po’ discontinua, pochi stimoli culturali dalla propria famiglia di origine, magari – perché no – un’intelligenza non brillantissima. Senza incappare in tutte queste condizioni tutte assieme basta semplicemente un periodo no.

Cosa fare per non essere un neet?

Non penso di essere io il risolutore di ogni problema dello Stato ma ad un neet che stesse leggendo direi innanzitutto di non perdere la speranza perché la situazione è seria ma non irreparabile.

La condizione stessa di neet lo identifica come un giovane, una persona che quindi ha tutto il tempo di uscire da una condizione svantaggiosa.

Per cominciare sconsiglierei assolutamente di intraprendere un’attività imprenditoriale(apertura negozio abbigliamento, gelaterie e simili). Se uno è neet, lo è probabilmente perché non ha sviluppato competenze ed esperienze significative, un’avventura imprenditoriale si trasformerebbe pertanto in un disastro annunciato in cui magari distruggere i risparmi dei genitori.

Piuttosto consiglierei di puntare sulla formazione, una che includa senz’altro al suo termine un’esperienza lavorativa, di modo da interrompere il circolo vizioso e mettere a CV allo stesso tempo un’esperienza formativa e una lavorativa. Esistono corsi offerti da enti pubblici (e pertanto gratuiti) che garantiscono mini-percorsi di questo genere. Naturalmente non bisogna essere affatto “choosy” ed accettare lo stage per quello che è (fosse anche fare fotocopie), l’importante nella prima fase è uscire di casa e scrivere qualcosa nel CV.

Per uscire completamente dal circolo vizioso, il neet deve comunque realizzare che il suo problema è prima di tutto mentale. Deve smetterla di sentirsi uno sfigato e riprendere in mano il proprio destino: il mondo è fatto di persone assolutamente medie e a fare la differenza è la determinazione.


Quali paesi attraggono i lavoratori più qualificati?

Ogni tanto parlando di Italia e giovani, si affronta l'argomento "Fuga di cervelli all'estero". Le possibilità lavorative di crescita, ambienti più stimolanti e maggior riconoscimento del talento sono le principali cause di questa perdita di qualità.

Per le aziende più innovative del mondo, l'obiettivo dichiarato di attrarre i migliori talenti non è semplicemente un mantra delle risorse umane: è una questione di sopravvivenza.

Sia che parliamo di un gigante come Google che cerca costantemente di aggiungere ingegneri di livello mondiale o stiamo parlando di una startup che ha bisogno di un visionario per plasmare prodotti del futuro, le aziende innovative richiedono l'accesso a lavoratori altamente qualificati per rimanere prima della loro concorrenza.

La ricerca globale per il talento

Non c'è dubbio che le migliori aziende faranno di tutto per mettere in campo lavoratori altamente qualificati, anche se devono guardare a livello internazionale per trovare il meglio del meglio.

Tuttavia, parte di questo processo di assunzione non è necessariamente sotto il loro controllo. La realtà è che gli stessi paesi hanno politiche diverse che influenzano la facilità con cui attirare le persone, educarle e svilupparle e trattenere i migliori lavoratori - e questi fattori possono potenziare o minare gli sforzi di reclutamento di talenti.

L'infografica di oggi proviene da KDM Engineering e raggruppa i primi 25 paesi per attrattiva di lavoratori altamente qualificati.

Quali paesi sono destinati ad attrarre i lavoratori più qualificati dall'estero?

Se attrarre le persone migliori non è già abbastanza difficile, c'è un altro fattore che può complicare le cose: a volte le persone migliori non si trovano localmente o addirittura a livello nazionale.

Per le migliori aziende, il reclutamento è un gioco globale - ed è parzialmente guidato dalle politiche dei governi e dalla qualità della vita all'interno dei confini dei loro paesi.

Principali paesi per attrarre lavoratori altamente qualificati

Utilizzando i dati delle Nazioni Unite e il Global Talent Competitive Index, ecco i primi 10 paesi migliori per attrarre e trattenere lavoratori altamente qualificati.

Sono ordinati per classifica generale, ma vengono visualizzati anche i loro ranghi della sottocategoria:

Punteggio generale Nazione Abilitare Attirare Crescere conservare migranti
# 1  Svizzera # 2 # 5 # 5 # 1 2.438.702
# 2  Singapore # 1 # 1 # 13 # 7 2.543.638
# 3  Regno Unito # 8 # 11 # 7 # 5 8.543.120
# 4  stati Uniti # 11 # 16 # 2 # 8 46.627.102
# 5  Svezia # 9 # 13 # 8 # 4 1.639.771
# 6  Australia # 17 # 6 # 9 # 14 6.763.663
# 7  Lussemburgo # 21 # 2 # 17 # 3 249.325
# 8  Danimarca # 3 # 15 # 3 # 15 572.520
# 9  Finlandia # 6 # 21 # 4 # 9 315.881
# 10  Norvegia # 13 # 14 # 10 # 2 741.813

I ranghi della sottocategoria sono definiti come segue:

  • Abilita: stato degli scenari normativi e di mercato nel paese
  • Attrazione: capacità di attrarre aziende e persone con le competenze necessarie
  • Crescita: capacità di offrire un'istruzione di alta qualità, l'apprendistato e la formazione
  • Mantieni: indica la qualità della vita nel paese

Secondo i dati, la Svizzera (n. 1) e Singapore (n. 2) sono i due paesi migliori per il raggiungimento e il mantenimento di lavoratori altamente qualificati.

Mentre gli ambienti normativi in ​​entrambi questi paesi sono noti per reputazione, forse la cosa più sorprendente è che Singapore ottiene il primo posto nella sottocategoria "Attract", mentre la Svizzera è il paese numero 1 per il mantenimento di talenti basato sulla qualità della vita .

Un altro punto dati che si distingue?

Gli Stati Uniti hanno una popolazione migrante totale più elevata (46,6 milioni) rispetto a tutti i paesi della lista dei 10 migliori classificati. Non sorprende che la massiccia economia statunitense abbia anche un alto rango nella categoria "Grow", che rappresenta le opportunità disponibili per portare i lavoratori altamente qualificati a un livello superiore attraverso l'istruzione e la formazione.

E l'Italia?

Noi abbiamo il problema opposto, ossia i NEET, ossia persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione.


Come i Mega trend influenzano il futuro del mercato

Nell'ultimo biennio si è sentito parlare sempre più di mega trend di crescita globale come idee di investimento alternative alle classiche soluzioni finanziarie.Vediamo insieme come potranno incidere nel mercato del futuro.

È difficile dire con certezza cosa riserva il futuro, e come dico sempre nessuno ha la sfera di cristallo.

Perciò, è compito degli addetti ai lavori trovare opportunità analizzando il mercato. C'è solo un problema: la frenesia delle informazioni di oggi rende complesso la scrematura con il "rumore", ovvero quelle notizie e dati poco attendibili.

Dove dovrebbe concentrarsi l'attenzione di un investitore, quando si prevede che quasi ogni nuova impresa sarà la prossima grande novità?

La potente influenza delle macro tendenze o mega trend

L'infografica di oggi ci viene fornita da US Global Investors mostra come poter analizzare le tendenze macroeconomiche fornendo uno strumento adatto per le future scelte di investimento.

Vediamo i vari punti insieme.

Due principali approcci di investimento

Quando si selezionano gli stock, molti investitori rientrano in uno dei due campi:

1. Investimenti top-down
  1. Analizzare le tendenze macroeconomiche.
  2. Identificare settori e regioni specifici.
  3. Scegliere singoli titoli in base ai fondamentali dell'azienda.

Considerando l'invecchiamento della popolazione cinese, un investitore top-down può scegliere di investire in titoli sanitari cinesi.

2. Investimenti dal basso verso l'alto o bottom-up
  1. Completa analisi approfondite dell'azienda.
  2. Selezione di uno stock che superi gli altri nel suo settore.

Un investitore bottom-up potrebbe analizzare Home Depot e scegliere di investire se avesse una performance forte rispetto a quella di Lowe.

Questi approcci possono essere usati separatamente o anche combinati insieme.

Cos'è una tendenza macro?

Una tendenza macro è uno spostamento direzionale a lungo termine che colpisce una grande popolazione, spesso su scala globale. Ad esempio, il cambiamento climatico sta influenzando le industrie sia in termini positivi che negativi. Mentre le industrie "verdi" hanno visto un maggiore sostegno, le stazioni sciistiche prevedono di avere il 50% di stagioni invernali più brevi entro il 2050.

Esistono due modi principali per identificare i trend macro:

  1. Politica del governo
    Le politiche del governo sono un precursore del cambiamento, che modellano le tendenze macro e creano opportunità. Ad esempio, il Recovery Act di Obama ha alimentato la crescita delle energie rinnovabili con un investimento di $ 90 miliardi.
  2. Cicli economici
    La natura ciclica dell'economia significa che gli investitori possono anche utilizzare la cronologia per identificare i macro trend. Considerariamo la politica fiscale e monetaria, che viene attuata in risposta ai dati economici:
    • Economia in espansione
      La banca centrale aumenta i tassi e il governo riduce gli stimoli fiscali. Di conseguenza, l'inflazione è moderata.
    • Economia in contrazione
      La banca centrale abbassa i tassi e il governo aumenta gli stimoli fiscali. Di conseguenza, la crescita è stimolata.
Scoperta del valore a lungo termine

Le macro tendenze sono uno strumento chiave per scoprire opportunità di mercato a lungo termine. Sono utili perché sono:

  • Unbiased e guidate dai dati
  • Non influenzate dai titoli quotidiani
  • Tendono ad evitare industrie di nicchia più rischiose
  • Possono essere diversificate per settori e regioni

Attualmente ci sono molte tendenze macro in gioco. Ad esempio, la radicale riforma fiscale e la deregolamentazione di Trump hanno stimolato l'economia statunitense, portando la crescita del PIL a un massimo di 13 anni superiore al 3% nel terzo trimestre del 2018.

Tuttavia, non tutti sono vincitori. Le ridotte imposte americane hanno reso il Canada meno competitivo. Si stima che il 4,9% del PIL canadese sia a rischio a causa degli effetti a catena della riforma fiscale statunitense. Inoltre, i regolatori temono che le deregolamentazioni bancarie possano mettere a rischio il sistema finanziario.

Le proposte in esame ... indeboliscono i buffer che sono fondamentali per la resilienza del nostro sistema.

- Lael Brainard, membro del Consiglio di amministrazione della Federal Reserve

Quindi, come fanno gli investitori a scremare questa vastità di informazioni in un futuro di ricchezza?

Individuare la prossima ondata

Nel mondo iperconnesso di oggi, è facile perdersi nel sovraccarico di dati. Pensare a un quadro più ampio consente agli investitori di concentrarsi su tendenze che:

  • Hanno una visione a lungo termine
  • Influiscono su una grande popolazione
  • Creano una visione più chiara del futuro

Quindi, un investitore può rivolgersi alle regioni e ai settori più promettenti . Se utilizzato in modo efficace, questo approccio permette agli addetti ai lavori di proporre una soluzione di investimento ai risparmiatori adatta al lungo periodo, asettica dalle tempeste mediatiche giornaliere ma soprattutto maggiormente immune dalla nociva emotività.

Tendenze macro globali negli Stati Uniti

Quanto dovresti risparmiare per ogni fascia d'età?

L'ingresso nel mondo lavorativo slitta sempre più in avanti per i giovani di oggi, ed al contempo anche la possibilità di iniziare a risparmiare. Vediamo quanto è il risparmio ideale per ogni fascia di età.

Statisticamente, gli italiani NON sono grandi risparmiatori: questo è dovuto alla scarsa considerazione che diamo oggi al futuro, al fatto di non avere una visione a lungo termine.

Tutta colpa del "presentismo", per cui ci ostineremmo a tenere in considerazione solo il presente. Su un campione di 1.500 investitori di diverse fasce d'età, è emerso:

  • 2 persone su 10, associano il futuro ad un periodo inferiore ad 1 anno;
  • 6 su 10, non lo considerano oltre i 5 anni;
  • solo 1 persona su 10 del campione, interpreta il futuro come un periodo più lungo di 10 anni.

Questi dati non servono a farti sentire in colpa se rientri in questo campione, ma a farti rivalutare la tua situazione il prima possibile, prima che sia troppo tardi: è importante che inizi a risparmiare ciò che puoi, anche piccole somme, non appena ne hai la possibilità.

Prima cominci ad accumulare e mettere da parte i tuoi soldi, prima riuscirai a costruire un "cuscinetto" che ti riparerà da qualunque possibile imprevisto futuro.

Per stimolare l'idea di diventare risparmiatore, ho provato a calcolare quanto dovresti aver risparmiato in certe fasce d'età, ed evitare di rientrare nello stereotipo del cattivo risparmiatore.

Quanto dovresti avere da parte a 20 anni

Siamo all'inizio del tuo cammino da risparmiatore: potresti aver appena iniziato a lavorare o essere ancora all'università, in attesa di laurearti.

Nessuno si aspetta che tu abbia già accumulato un gran patrimonio, a questa età; è però importante che tu abbia iniziato a familiarizzare con il concetto di risparmio, sia per avere un cuscinetto finanziario per gli imprevisti, sia per la tua pensione.

La cosa bella dell'interesse composto è che prima inizi a risparmiare e investire, più i tuoi soldi lieviteranno prima della pensione. Inizia mettendo da parte un po' per volta, anche piccole cifre: automatizza le tue tranches di risparmio, inizia con ciò che puoi permetterti e fai crescere l'importo nel corso del tempo.

Chi inizia è a metà dell'opera, ma devi iniziare!

Quanto dovresti avere da parte a 30 anni

Qui, i pareri sono discordanti: potrebbe capitare di sentirti dire che dovresti aver messo da parte un importo equivalente alla metà o al totale di un tuo stipendio annuale (questo significa che, se guadagni 20.000 euro all'anno, dovresti avere da parte tra i 10.000 ed i 20.000 euro).

Se non ti ci ritrovi affatto, ma vorresti comunque capovolgere la tua situazione finanziaria attuale, allora inizia fissarti da subito obiettivi per i tuoi risparmi, da raggiungere alla grande con l'energia dei 30 anni.

Quanto dovresti avere da parte a 40 anni

Lo stipendio medio di un quarantenne con lavoro impiegatizio, si aggira intorno ai 30.000 euro all'anno: la regola, se hai raggiunto i quarant'anni, è che dovresti aver messo da parte un importo pari a tre volte il tuo stipendio annuale.

Questi dati ti preoccupano? Sappi che non sei solo. Cogli però l'occasione per riflettere sul fatto che non è mai troppo tardi per iniziare ad investire i tuoi soldi, e far crescere il tuo capitale iniziale nel corso del tempo.

Quanto dovresti avere da parte a 50 anni

A cinquant'anni dovresti aver risparmiato un importo pari a quattro volte il tuo stipendio annuale.

In realtà, l'importo è più alto se penso alla pensione e a quanto dovresti aver messo da parte per una vecchiaia serena: non lo dico per spaventarti, ma per darti una stima su cui basarti - visto che sei ancora in tempo!

E adesso?

Ricorda che questi numeri sono soltanto linee guida. Se non riflettono la tua attuale situazione, non farti prendere dal panico! Ogni caso è diverso e ognuno di noi ha le proprie abitudini quotidiane e le proprie esigenze dal punto di vista finanziario.

Ciò che devi tenere a mente, invece, è che dovresti iniziare a risparmiare il prima possibile (idealmente tra il 10% ed il 15% delle tue entrate annuali), così come dovresti iniziare ad investire quei risparmi attraverso opzioni d'investimento ben ponderate.

La chiave è, come avrai capito, il tempo: più i tuoi soldi ne hanno davanti per crescere, più sarà il rendimento potenziale sul tuo capitale.


Millennials denaro e risparmio

Sono nati tra i primi anni ottanta e fine novanta, i Millennials rappresentano la nuova classe produttrice. Vediamo dieci interessanti spunti per capire il loro rapporto con il denaro ed il risparmio.

Per la mia generazione nata tra il 1981 ed il 1999, la strada verso la sicurezza finanziaria è stata, ed è, parecchio accidentata: ci si riferisce spesso a loro come alla generazione più sfortunata e alcune statistiche ci mostrano in quale posizione si trovino oggi e come appaia il loro scenario finanziario al momento.

1. Il 52% dei Millennials investe spesso o sempre in fondi sostenibili

Gli investimenti sostenibili SRI (a cui ci si riferisce talvolta con "investimenti responsabili") fanno parte di una scuola di pensiero che considera i temi ambientali, sociali ed etici una potenziale fonte di rendimento e allo stesso tempo di grande impatto sociale, naturalmente in positivo.

In un report del 2017 di Schroders viene evidenziato che i Millennials sono più consapevoli ed informati sui fondi d'investimento sostenibili rispetto alla Generazione X ed ai Baby Boomers: hanno infatti il doppio delle probabilità  (il 10%) di identificare correttamente tutte e tre le descrizioni di investimenti sostenibili rispetto ai Baby Boomers (5%).

Si è anche scoperto che in Europa la popolazione peggio informata è quella del Regno Unito, in cui il 14% non sa che cosa sia un fondo d'investimento sostenibile.

2. Il potere d'acquisto globale dei Millennials è destinato a superare quello della Generazione X nel 2020

I Millennials stanno per superare la Generazione X per maggiore potere d'acquisto globale, in termini di generazione, e questo accadrà entro il 2020. I Millennials sono destinati a guadagnare una media di 1,4 trilioni di dollari (globalmente) all'anno entro questa data.

Visto che la Generazione X inizierà a raggiungere l'età pensionabile nei prossimi quindici-vent'anni, il loro reddito ed il loro potere d'acquisto cominceranno infatti a calare significativamente.

3. I Millennials europei amano la tecnologia

Un sondaggio condotto da Vocalink ha scoperto che il 71% dei Millennials italiani ammettono di non poter vivere senza smartphone, ed il 10% di loro utilizza i sistemi di pagamento da cellulare quotidianamente, per cibo e bevande, per i pasti fuori casa e per le uscite, e l'11% per il tempo libero, ad esempio per andare al cinema, ad un concerto o a vedere una partita.

Inoltre, i Millennials sembrano pronti all'utilizzo di sistemi tecnologicamente avanzati che li assistano con le loro finanze o con i pagamenti da cellulare, visto il 42% dei Millennials inglesi e tedeschi accetterebbe di usare sistemi ottici di riconoscimento per la verifica delle transazioni.

4. I Millennials trovano che gli imprenditori abbiano un impatto più positivo dei leader religiosi o politici  

È un fattore probabilmente collegato al declino della religione organizzata in Europa e alla disillusione originata dal crollo del 2008 il fatto che la generazione dei Millennials non stia più guardando a leader morali tradizionali come capaci di un impatto sociale positivo.

I Millennials guarderebbero invece alle imprese come luogo d'elezione di una trasformazione verso modelli di business etici e per dare l'avvio ad un cambiamento sociale positivo: è dagli imprenditori che si aspettano insomma una posizione più decisa a riguardo.

5. Meno del 30% della ricchezza dei Millennials è nelle azioni

In quanto generazione che ha raggiunto la maggiore età nel clima del dopo 2008, i Millennials sono più cauti nell'investire il proprio patrimonio in azioni: sono più scettici nei confronti di un mercato che hanno già visto crollare e un'indagine di Deloitte ha rilevato che privilegiano attivi materiali, oltre alla liquidità; in generale, sono alla ricerca di strumenti semplici e di facile comprensione.

Sul lungo termine, ci sarà bisogno di compensare in qualche modo l'avversione al rischio di questa generazione.

Un'opera di educazione finanziaria mirata e con i canali giusti può essere la soluzione.

6. Un Millennial inglese su tre potrebbe non avere mai una casa di proprietà    

Un'indagine della Resolution Foundation ha scoperto che un Millennial su tre potrebbe non avere mai una casa di proprietà, e così, dal momento che i Millennial stanno raggiungendo l'età in cui iniziano ad avere bambini, ci troviamo di fronte ad una generazione di bambini cresciuta in alloggi in affitto, in un clima di insicurezza e di breve termine.

Non sono di certo da soli in Europa, dato che statistiche recenti mostrano che in Italia addirittura il 67% degli italiani tra i 18 e i 34 anni vivono ancora a casa con i genitori.  

7. I Millennials sono la prima generazione moderna ad essere in condizioni peggiori dei propri genitori    

Un'analisi recente del Luxembourg Income Study ha scoperto che i redditi di coloro che hanno tra i 25 ed i 29 anni hanno registrato una stagnazione tra gli anni settanta e gli ottanta, se messi a confronto con le entrate delle persone più anziane, che sono invece aumentate.  

Per esempio, in Italia, i redditi per il gruppo di età che va tra i 25 e i 29 anni sono cresciuti del 19% in meno della media nazionale tra il 1986 ed il 2010, il che significa che, in termini reali, le persone più giovani non hanno migliorato il proprio status rispetto al 1986.

La stessa cosa è vera per il Regno Unito, dove la crescita del reddito di coloro tra i 25 e i 29 anni è stata del 2% minore della media nazionale tra il 1979 ed il 2010.

8. Il 29,8% dei Millennials crede che la discriminazione reddituale stia causando gravi danni  nel proprio Paese

Un'indagine di Sharper Survey ha scoperto che circa il 30% dei Millennials rivela una forte coscienza sociale affermando che la discriminazione reddituale stia causando gravi danni nel proprio Paese.

Questa discriminazione può prendere la forma di un rifiuto di un contratto d'affitto o di un mutuo da parte della banca perché non viene riconosciuta come adeguata la fonte di reddito di chi fa la richiesta. Questo può anche condizionare la possibilità di ottenere un prestito o di avere una carta di credito e, per una generazione che partecipa ampiamente alla gig economy (con attività autonome, da freelance) questo può avere gravi ripercussioni.

9. Dei Millennials che investono, il 73% lo fa per la pensione

Sebbene siano spesso additati come la generazione che non pensa a sufficienza al proprio futuro, il 73% dei Millennials che sta investendo lo sta facendo per integrare la propria pensione oppure sta aumentando gli importi per il risparmio previdenziale per la pensione.

Una migliore educazione alle decisioni d'investimento per il futuro può quindi essere un buon investimento per i Millennials che stanno pensando di iniziare il proprio cammino nel mondo degli investimenti.  

10. I Millennials non stanno risparmiando abbastanza per la propria pensione futura

Secondo un'indagine di Schroders, i Millennials stanno risparmiando una percentuale minore per la pensione rispetto alla Generazione X ed ai Baby Boomers.

Questo può stare ad indicare un'ingenuità e un'impreparazione riguardo alla cifra di cui avranno davvero bisogno quando andranno in pensione, oppure al contrario una consapevolezza del fatto che dovranno probabilmente lavorare per un periodo di tempo molto maggiore rispetto alle altre generazioni e che quindi guadagneranno soldi più a lungo.


Vera ripresa dei mercati o solo un rimbalzo?

Un quesito sulla bocca di molti al momento riguarda il possibile avvicinarsi di una recessione globale. Ma a che punto è l'economia globale?

Con una ripresa abbastanza inaspettata delle quotazioni in quasi tutti i mercati del mondo, gli analisti si sono trovati spiazzati.

La maggioranza prevedeva che il 2019 sarebbe stato un periodo di sofferenza, mentre nei primi due mesi e mezzo sono stati ottenuti guadagni che normalmente sono quelli di un intero anno. Le valutazioni azionarie nei principali mercati, però, restano alte e per i profitti ci si aspetta una crescita non particolarmente elevata.

Non è dunque improbabile che le performance da qui in poi, essendo state basate soprattutto su un rerating, si affievoliscano parecchio

Le preoccupazioni riguardo a una possibile recessione, quindi, resteranno elevate nel breve termine, ma guardando a un orizzonte temporale più lungo si può essere ottimisti riguardo alla crescita, come conseguenza di tre fattori:

1) I prezzi energetici sono più bassi

Sebbene si tratti in parte di una conseguenza dell’indebolimento della domanda a livello globale, questa situazione sta aiutando ad abbassare il livello di inflazione, che a sua volta sta sostenendo il potere d’acquisto dei consumatori a livello globale. I consumatori statunitensi tendono a vedere i benefici complessivi di questa situazione, grazie alla tassazione relativamente bassa sulla benzina che, combinata con un aumento dei compensi, sta portando a una crescita dei salari reali attorno al 2%, il livello più alto negli ultimi tre anni. Ciò vale anche per l’Europa e l’Asia.

2) Gli Stati Uniti e la Cina si stanno avvicinando a un accordo commerciale

Dopo la decisione del Presidente Trump di portare la deadline oltre il 1° marzo per l’aumento dei dazi dal 10% al 25% sui 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi.
Sebbene ci siano ancora diversi ostacoli da superare, soprattutto in riferimento alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale, ciò ha segnato un miglioramento rispetto all’escalation che tutti si aspettavamo precedentemente. L’aumento dei dazi sarà ora più limitato e ciò aiuterà a ridurre i costi, a proteggere i margini di profitto e a contenere l’inflazione. L’accordo dovrebbe anche aiutare a ridurre l’incertezza e a portare un po’ di chiarezza alle società che hanno sospeso la pianificazione delle spese, in attesa di decidere il futuro delle loro supply chain internazionali.
Tuttavia, le notizie sull’accordo commerciale non sono tutte positive. Parte dell’accordo prevederà maggiori acquisti di prodotti energetici, agricoli e manifatturieri statunitensi da parte della Cina ($1 miliardo nel corso dei prossimi sei anni), che probabilmente porterà a una riduzione delle vendite per le aziende ex-Usa. L’Europa e il Giappone potrebbero soffrirne in qualche modo. Inoltre, al riappacificarsi delle tensioni commerciali, la guerra tecnologica rimane pienamente aperta e ci aspettiamo che gli Stati Uniti continueranno a sfidare la Cina in quest’area, attraverso sanzioni sulle società cinesi o attraverso il divieto alle aziende Usa di esportare componenti tecnologiche fondamentali

3) La politica monetaria è più accomodante

Ciò in parte è una conseguenza del minor livello di inflazione, ma segna anche un cambiamento dell’orientamento politico della Fed, dato che la Banca centrale è diventata più propensa a rispondere alle condizioni del mercato finanziario. Inoltre, la Fed ha segnalato una fine più vicina del previsto per il suo quantitative tightening, il processo di riduzione di bilancio che dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno secondo le aspettative attuali. Al momento sembra inoltre abbastanza improbabile che la Camera controllata dai Democratici darà il via libera a ulteriori sostegni fiscali.

Questi sono 3 fattori che potrebbero dare ottimismo sulla crescita globale di domani, e come ogni analisi servono a dare fare una radiografia dell'economia oggi.

Oggi, non domani o dopodomani quindi sempre meglio basare la propria strategia di investimento su altri presupposti come TEMPO e OBIETTIVI rimanendo però sempre aggiornati sul contesto del momento.


?‍♂️ la certa incertezza delle previsioni ?

Quante volte vi è capitato di organizzare una uscita fuori città e guardare il meteo il giorno prima?

Sole e temperatura perfetta.

Partite, arrivate ed il cielo non aspettava che voi per tirar giù il peggior nubifragio.

Alla faccia delle PREVISIONI!.

E per l’economia e la finanza?

C'è chi professa di saper prevedere esattamente cosa farà un indice o quale sarà la prossima azione che farà il +1000%.
Maghi, geni... no semplicemente ciarlatani.

Ci sono poi gli economisti che fanno si previsioni, tecniche e corrette ma di sicuro NON CERTE.

Pensateci un attimo, se ogni previsione fosse esatta ogni investimento sarebbe a rendimento certo ed invece...

Prendiamo gli ultimi sei mesi di mercato.

Vedendo le 3 foto il fattore comune è sempre uno: L'INCERTEZZA, soprattutto nel breve periodo.

Purtroppo l’uomo ha da sempre la presunzione di poter interpretare il futuro senza riuscirci.

Cosa deve fare un investitore allora?

PIANIFICARE la propria vita finanziaria, scegliendo una STRATEGIA basata su ORIZZONTE TEMPORALE e OBBIETTIVI.

Poi, partire da dati reali per darsi dei riferimenti:

➡️ Dal 1900
Le azioni hanno reso il 7,32%
Gli immobili il 4,77%
E le obbligazioni il 2,53%
➡️ Dal 1950
Le azioni hanno reso il 6,18%
Gli immobili il 5,55%
E le obbligazioni il 2,83%
➡️ Dal 1980
Le azioni hanno reso il 9,45%
Gli immobili il 4,57%
E le obbligazioni il 5,85 %

Queste sono le rivelazioni oggettive da 100 anni secondo uno studio della Federal Reserve Bank di San Francisco.

Ora sta a te, INVESTITORE, scegliere se :

? Continuare ad andare dietro al mercato ed a previsioni o peggio ancora a ciarlatani che propongono rendimenti mensili a due cifre vivendo la tua vita da risparmiatore sempre con l'ansia di un nubifragio improvviso ⛈;

✅ Pianificare la tua vita finanziaria, vivere nella consapevolezza e riuscirsi a godere una bella giornata di sole ?, anche se da qualche parte piove.