PAC e Fondo Pensione per figli: la strategia integrata che vale doppio

👶🏻 “Papà, cos’è quel piccolo salvadanaio che mi hai aperto?”

Non è un salvadanaio. È un Piano di Accumulo (PAC).
L’ho fatto per te, Leone, nei tuoi primi mesi di vita. Perché voglio che tu capisca, un giorno, che i veri regali non fanno rumore. Crescono in silenzio.

Un PAC non è altro che un investimento graduale, mese dopo mese, in strumenti diversificati. È il modo più semplice per far crescere capitale senza bisogno di grandi somme iniziali.


🧠 Perché un PAC fin dalla nascita?

Quando sei piccolo, il tempo è infinito.
E in finanza, il tempo è il vero acceleratore.

Se metto da parte 100 € al mese per 18 anni, investiti con un rendimento medio del 6% annuo, succede questo:

  • Verso complessivamente € 21.600
  • Ottengo circa € 34.500
  • Con una semplice regola: costanza + interesse composto

E se il PAC proseguisse fino ai tuoi 30 anni, la cifra diventerebbe oltre € 70.000.
Non serve vincere alla lotteria, basta iniziare presto e non fermarsi.


🔑 I vantaggi invisibili del PAC per un figlio

  1. Disciplina
    Ti insegna che risparmiare poco e spesso vale più che risparmiare tanto e mai.
  2. Flessibilità
    Puoi sospenderlo, modificarlo, aumentare o ridurre la rata senza perdere la rotta.
  3. Protezione dall’emotività
    Non entri e non esci dal mercato per paura. Semplicemente investi ogni mese, a prescindere.
  4. Educazione
    Un domani non sarà solo un capitale. Sarà una lezione: che il futuro si costruisce, non si indovina.

📊 Simulazione reale: PAC 100 €/mese su azionario globale

  • 18 anni → ~€ 34.500
  • 25 anni → ~€ 57.000
  • 30 anni → ~€ 70.000

Numeri che raccontano una verità semplice: la costanza batte il caso.


🔗 Dal Fondo Pensione al PAC: una strategia integrata

Qualche settimana fa ho raccontato in un articolo come, nel tuo primo mese di vita, ti abbia aperto un fondo pensione.
Quella scelta ti offre vantaggi enormi: anzianità contributiva, anticipazioni per la prima casa, tassazione ridotta fino al 9%.

Ma la vera forza non sta nel fondo pensione da solo. Sta nel collegarlo a un PAC.

Ogni anno, infatti, la deduzione fiscale che ottengo versando nel fondo pensione non la considero un “risparmio in più” da spendere, ma un’occasione.
👉 Quella deduzione la reinvesto in un PAC azionario globale.

È un circolo virtuoso:

  • il fondo pensione mi regala la deduzione,
  • il PAC trasforma quella deduzione in capitale che cresce,
  • entrambi lavorano per te, Leone, con orizzonti temporali diversi.

📈 Il doppio motore della crescita

Immagina due binari paralleli:

  • Binario 1 – Fondo pensione: capitale protetto, fiscalmente vantaggioso, con possibilità di anticipazioni e tassazione ridotta.
  • Binario 2 – PAC: versamenti graduali e flessibili, capitale disponibile prima, investito nei mercati globali.

L’uno potenzia l’altro. Il fondo pensione lavora sul lungo termine, il PAC ti dà flessibilità e autonomia prima.

Esempio numerico base
  • Fondo pensione: 100 €/mese per 18 anni (rendimento 7%) = circa 42.000 €
  • Deduzione fiscale media reinvestita in PAC (200-300 €/anno) = circa 7.000-8.000 €
  • Totale stimato: 50.000 € a 18 anni
PAC e fondo pensione
Esempio con scaglioni di deduzione superiori

Se i versamenti nel fondo pensione fossero maggiori (ad esempio 400-500 €/mese, compatibilmente con i limiti annui di deducibilità fino a 5.164,57 €):

  • Versando 5.000 €/anno nel fondo, la deduzione fiscale può arrivare a 1.500-2.000 € annui a seconda dello scaglione IRPEF.
  • Se reinvestita ogni anno in un PAC globale, questa cifra da sola potrebbe generare oltre 50.000 € in 18 anni (ipotizzando rendimento medio del 6%).
  • In parallelo, il capitale del fondo pensione crescerebbe fino a superare 200.000 € nello stesso periodo.

Questo significa che un genitore con maggiore capacità di risparmio può sfruttare un effetto leva incredibile: il fisco contribuisce indirettamente a finanziare un secondo motore di crescita.


🎁 I tre regali che riceverai da questa scelta

  1. Tempo – Ogni anno in più aumenta la forza dell’interesse composto.
  2. Doppio capitale – Fondo pensione e PAC non si escludono, ma si alimentano a vicenda.
  3. Consapevolezza – Quando sarai grande non troverai solo un capitale, ma anche un esempio concreto di pianificazione.

🙌 Conclusione: un amore che diventa progetto

Non si tratta di scegliere tra fondo pensione e PAC.
Si tratta di capire che uno può alimentare l’altro.

Ogni euro risparmiato oggi vale doppio:

  • deduzione fiscale subito,
  • investimento che cresce domani.

È questa la lezione che voglio lasciare a mio figlio.
Non solo ricordi, ma strumenti. Non solo emozioni, ma opportunità.

Perché l’amore di un padre non è solo carezza e presenza. È anche saper costruire basi solide per il futuro.

E Fondo Pensione + PAC insieme sono esattamente questo: un progetto di vita trasformato in eredità concreta.


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Fondo pensione per figli: perché ho iniziato subito

👶🏻 "Papà, perché mi hai aperto un fondo pensione?"

Questa domanda me la farà tra qualche anno. Forse tra molti. Ma ho deciso di scrivere oggi la risposta, con il cuore da papà e la testa da consulente.

Oggi è il 21 agosto, e per me e mia moglie è un giorno speciale: è il primo mese di vita di nostro figlio. Solo trenta giorni fa lo tenevo tra le braccia per la prima volta, con gli occhi lucidi e il cuore che batteva più forte che mai. In un mese è cambiato tutto. Lui cresce, ogni giorno. E con lui cresce anche il mio desiderio di proteggerlo, sostenerlo, accompagnarlo.

Quando è nato, ho fatto come tutti i papà: ho pianto, ho sorriso, l’ho stretto forte. Poi, qualche settimana dopo, ho fatto qualcosa che non tutti i genitori fanno:
gli ho aperto un fondo pensione.

No, non perché mi auguro vada in pensione presto. Ma perché voglio dargli un vantaggio concreto, silenzioso, che cresce con lui. Voglio che un giorno, quando affronterà le sue prime sfide, possa contare su qualcosa che gli ricordi che i suoi genitori hanno pensato al suo domani prima ancora che lui pronunciasse la parola "domani".


🧠 Perché un fondo pensione a 1 anno?

Molti pensano che un fondo pensione serva solo a chi è vicino alla pensione.
Sbagliato.
Un fondo pensione è uno degli strumenti più efficienti per far crescere capitale, proteggerlo e preparare il futuro, anche (soprattutto) per un figlio.

Ecco cosa succede se lo apri a 1 anno:
  • A 18 anni avrà già 17 anni di anzianità previdenziale;
  • Potrà accedere subito alle anticipazioni (acquisto casa, spese personali);
  • Avrà una tassazione futura agevolata (dal 15% riducibile fino al 9%);
  • Sarà titolare di un patrimonio impignorabile e insequestrabile;
  • E, soprattutto, avrà una base finanziaria solida per il suo primo passo nel mondo adulto.

Ho scelto di non aspettare. Perché ogni mese guadagnato è un alleato in più. Ogni euro investito oggi è una mano tesa nel suo futuro.


💰 Simulazione reale: cosa succede con 100€/mese per 18 anni?

Ho fatto i conti con i dati alla mano.
Ho ipotizzato un versamento costante di 100 euro al mese per 18 anni, su una linea con 90% azionario globale e un rendimento medio del 7% annuo.

previdenza

 

Il risultato?

Dettaglio Valore
Totale versato € 21.600
Valore finale stimato € 42.091
Orizzonte temporale 18 anni
Rendimento medio annuo 7%

Questo significa che mio figlio, a 18 anni, avrà già un capitale pronto da utilizzare, senza debiti, senza pressioni. Magari per la sua prima casa, per un master, per lanciare un progetto. O semplicemente per scegliere.

Perché la vera libertà è poter scegliere. Anche (e soprattutto) quando sei giovane.


🔍 I 3 vantaggi invisibili che ho regalato a Leone

1. Tempo

Non ci sono trucchi nella finanza. Ma se ce n’è uno, si chiama tempo.
Ogni anno in più è interesse composto che lavora per te.
18 anni sono un motore silenzioso che spinge.

2. Libertà a 18 anni

Grazie all’iscrizione precoce, potrà:

  • usare il fondo per la prima casa,
  • affrontare spese importanti senza indebitarsi,
  • decidere di continuare a investirci fino alla pensione.
3. Consapevolezza

Più di ogni altra cosa, spero che questo fondo gli insegni qualcosa:
che il futuro si costruisce un passo alla volta, con scelte semplici ma profonde.


📝 Cosa dice la legge (e perché aiuta)

Aprire un fondo pensione a un figlio minorenne è perfettamente legale e supportato dalla normativa italiana.

  • Il genitore può aderire per conto del figlio;
  • I contributi versati sono deducibili fiscalmente fino a 5.164,57 €/anno;
  • Dopo 8 anni di adesione si possono richiedere anticipazioni fino al 75% del capitale (per casa, spese mediche, ecc.);
  • Il fondo può essere riscattato in caso di eventi straordinari;
  • È un patrimonio separato: impignorabile, insequestrabile, protetto.

Le regole sono chiare. E sono fatte per premiare chi guarda lontano.


🙋‍♂️ Le domande più frequenti che ricevo dai clienti genitori

🔹 Ma non è troppo presto?

No. Anzi, prima si inizia, meglio è. Il tempo è l'alleato più potente degli investimenti.

🔹 E se poi tuo figlio non vuole usarlo per la pensione?

Può usarlo prima. Per la casa, per studiare, per vivere. Il fondo è flessibile. Non è un vincolo, è un'opportunità.

🔹 Posso dedurre io i contributi?

Sì, se tuo figlio è a tuo carico fiscale. La deduzione riduce il tuo imponibile.


🙌 Conclusione: il miglior regalo è quello che cresce con lui

Non so cosa farà mio figlio da grande.
Magari diventerà un medico, un musicista, un consulente... o qualcosa che oggi nemmeno esiste.

Ma so che voglio dargli strumenti, non solo parole.
E so che un fondo pensione è molto più di uno strumento finanziario.
È un segnale. Un gesto. Un seme piantato nel futuro.

Per questo ho iniziato oggi. Per questo oggi, che compie il suo primo mese, gli dedico anche questo articolo.


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Cliente ideale o cliente difficile? Guida pratica per costruire una relazione vincente con il tuo consulente finanziario

Nel rapporto tra cliente e consulente finanziario, ci sono due estremi da evitare: il cliente che nasconde tutto e quello che pretende risposte magiche senza dare informazioni. In mezzo? Lo spazio ideale per costruire una relazione fiduciaria, strategica e proficua per entrambi.

Vediamo insieme quali decisioni è utile condividere, quali comportamenti sarebbe meglio evitare, e cosa distingue davvero un "buon cliente" da uno che complica tutto.


🔍 Quando è fondamentale coinvolgere il consulente finanziario?

Ecco un elenco di situazioni in cui è altamente consigliato confrontarsi con il proprio consulente:

📌 Acquisti importanti

  • Acquisto casa o seconda casa

  • Ristrutturazioni significative

  • Imbarcazioni o beni di lusso

  • Investimenti in proprietà per vacanze o affitti brevi

🧬 Cambiamenti di vita

  • Matrimonio, divorzio, figli

  • Pensionamento anticipato

  • Cambio lavoro, trasferimenti, espatrio

  • Malattie gravi o decessi in famiglia

💼 Iniziative imprenditoriali o investimenti

  • Avvio o vendita di un’attività

  • Stock option, equity, investimenti privati

  • Cambi di regime fiscale o patrimoniale

🏦 Liquidità e riserve

  • Apertura di conti esterni o polizze non condivise

  • Grandi movimenti di denaro non pianificati

🧾 Pianificazione “noiosa” ma cruciale

  • Testamenti, successioni, trust, pianificazione assicurativa

🎯 Obiettivi e cambiamenti di rotta

  • Nuove ambizioni, sogni o priorità

  • Revisione del profilo di rischio

💳 Abitudini di spesa e risparmio

  • Modifiche consistenti al budget familiare

  • Aumento o diminuzione della capacità di risparmio

👉 Più il consulente sa, più potrà tutelarti. Anche se pensi che alcune decisioni siano “private”, le conseguenze finanziarie spesso non lo sono.


😓 Chi è un “cattivo cliente”? (E come evitarlo)

Per capire cosa rende difficile una relazione di consulenza, prendiamo in prestito l’approccio di Charlie Munger: invertiamo il ragionamento.

📉 Il "cacciatore di performance"

“Perché non batto l’S&P 500? Perché il mio amico ha guadagnato di più?”

Insegue benchmark e paragoni inutili, dimenticando che ogni portafoglio ha obiettivi, rischi e orizzonti diversi.

⏳ Il "recency biased"

“Dovevo investire tutto su Nvidia! Perché ho ancora azioni che stanno perdendo?”

Legge il mercato col senno di poi e dimentica la logica della diversificazione.

🌪️ Il "macro-ansioso"

“Il debito pubblico esploderà! La BCE sbaglia tutto! L’oro è l’unica salvezza!”

Vive di titoli di giornale e agisce in base alla paura, non ai fatti.

⚖️ Il "bloccato"

“E se perdo soldi? E se non ne guadagno abbastanza?”

Immobilizzato dal dubbio, incapace di decidere o fidarsi del piano.

🎲 L’irrealista

“Voglio solo le azioni migliori ogni anno. E zero volatilità. Mi bastano il 12% annuo garantito…”

Pretende miracoli, ma rifiuta i compromessi della realtà.

⏱️ Il market timer

“Vendiamo tutto fino a dopo le elezioni. Poi rientro…”

Sempre fuori tempo. Sempre in ritardo. E spesso, sempre pentito.


🧩 Come diventare il cliente ideale?

Non serve essere esperti di finanza. Serve consapevolezza, fiducia, comunicazione. Ecco i tratti che rendono un cliente davvero efficace:

🎯 Chiarezza su obiettivi e priorità

  • Vuoi più sicurezza o più rendimento?

  • Preferisci semplicità o ottimizzazione fiscale?

Il consulente non può indovinare le tue preferenze. Se gliele comunichi con chiarezza, sarà in grado di costruire il piano su misura.

❓ Domande, non sospetti

  • Perché ho questo asset in portafoglio?

  • Quali sono i costi totali?

  • Come si integra questo strumento nel mio piano?

Un buon consulente apprezza le domande. Non si offende. Le utilizza per consolidare la relazione.

🔁 Comunicazione proattiva

Se stai per fare una scelta importante, anche non finanziaria, parlane prima. Potrebbe avere impatti su tasse, previdenza o investimenti.

🤝 Fiducia nel processo (dopo averlo compreso)

Puoi delegare la gestione, ma non la comprensione.

Il piano è tuo. Devi conoscerne i principi guida. Il consulente è il navigatore, ma la direzione la dai tu.

💬 Intelligenza emotiva

Parlare di denaro spesso tocca ansie, paure, desideri, errori del passato. Condividerli aiuta il consulente a capire i tuoi veri punti critici.


🎓 In conclusione

Un bravo consulente non ti giudica. Non ti misura sui rendimenti. Ti aiuta a prendere decisioni consapevoli, anche emotivamente complesse. Ma per riuscirci ha bisogno di dati, contesto e fiducia.

💡 La regola d’oro? Non aspettare di aver sbagliato per parlare con il tuo consulente. Chiamalo prima. Sempre.


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Un approfondimento sul sovraccarico informativo e su come restare focalizzati sul proprio piano.

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ETF e portafogli fai-da-te: performanti, ma solo con regole chiare

Negli ultimi anni, sempre più investitori hanno scoperto gli ETF come strumento potente, efficiente, a basso costo. Con essi, è nato il concetto di "lazy portfolio": una strategia semplice, statica, diversificata, progettata per ottenere risultati solidi nel tempo con il minimo intervento. La diffusione di piattaforme digitali e broker a basso costo ha reso questa soluzione accessibile a chiunque, aumentando il fascino del fai-da-te.

La logica è semplice: scegliere 2-3 ETF globali ben diversificati, definire una ripartizione tra azionario e obbligazionario coerente con il proprio profilo di rischio, e... lasciarli lavorare nel tempo. Nessuna operazione quotidiana, nessuna ansia da prestazione, nessuna reazione impulsiva ai notiziari.

Ma è proprio qui che nasce il paradosso.

Se da un lato gli ETF possono essere ottimi strumenti per investire in autonomia, dall’altro la loro accessibilità illude molti investitori di potersi sostituire a un gestore professionale, con il rischio di ottenere risultati peggiori anche rispetto a un fondo attivo.

Lazy portfolio: un'idea potente

I portafogli lazy si basano su pochi principi semplici ma estremamente efficaci:

  • allocazione coerente con l’obiettivo di vita e di investimento;
  • orizzonte temporale ben definito (non un generico "lungo termine");
  • ribilanciamento periodico o automatizzato per evitare derive comportamentali;
  • evitare market timing, previsioni macro e inseguimento delle mode di mercato.

Tra i modelli più noti troviamo il “Three-Fund Portfolio” (ETF su azioni globali, obbligazioni aggregate e mercati emergenti) e l’“All Weather Portfolio” ispirato a Ray Dalio. Questi portafogli hanno dimostrato, con dati storici a supporto, di offrire rendimenti solidi e rischi contenuti, a patto che l’investitore mantenga la rotta.

Sono strutture semplici solo all'apparenza: la loro forza sta nella chiarezza, nella disciplina e nel disinteresse verso le previsioni. Per questo funzionano particolarmente bene quando l’emotività resta fuori dal processo decisionale.

Quando funziona davvero?

La strategia lazy funziona quando l’investitore:

  • conosce i propri obiettivi e il proprio profilo di rischio;
  • mantiene la rotta anche nei momenti di turbolenza;
  • non cambia strategia ogni anno;
  • non cerca di battere il mercato ogni trimestre.

In questo contesto, un ETF è uno strumento. Non una formula magica.

Quando l’ETF diventa un problema

Quando l’investitore "fai-da-te" comincia a:

  • acquistare e vendere ETF sulla base delle notizie del giorno;
  • sostituire continuamente strumenti in cerca della performance perfetta;
  • rincorrere ETF tematici senza logica di portafoglio;
  • ignorare l’impatto fiscale e i costi impliciti.

Allora il rischio è concreto: ottenere rendimenti peggiori di un fondo attivo mediocre.

E i dati cosa ci dicono?

Secondo i dati di ETFGI e Financial News London, durante momenti di stress di mercato come l’aprile 2025, gli investitori europei hanno ritirato oltre 4,8 miliardi di euro da ETF azionari statunitensi, spostandoli verso ETF obbligazionari o del mercato europeo. Questi comportamenti reattivi sono spesso frutto di panico, non di strategia (fonte ETFGIfonte FN London).

Allo stesso modo, nel marzo 2020, secondo IOSCO e ICI, gli ETF investment-grade hanno subito vendite nette attorno al 5-6% degli asset, mentre i fondi tradizionali ne hanno persi oltre il 7% (fonte IOSCOfonte ICI).

Questi dati confermano che, anche con strumenti passivi, il comportamento attivo e impulsivo dell’investitore può danneggiare profondamente i risultati. La potenza dell’ETF si annulla quando viene gestito in modo emotivo, disordinato e incoerente con l’orizzonte di investimento dichiarato.

Riflessione personale: e tu, come ti sei comportato?

Prima di decidere se sei davvero adatto a gestire da solo il tuo portafoglio ETF, prova a porti una domanda semplice, ma potentissima:

  • Cosa hai fatto nel marzo 2020, quando i mercati sono crollati?
  • Hai venduto? Hai resistito? Hai comprato?
  • E oggi, con le tensioni geopolitiche, l'inflazione, i dazi su Cina e tecnologia, come stai reagendo?

Se le tue risposte oscillano tra l'ansia, il panico o l'euforia, allora la tua gestione potrebbe non essere così lazy come pensi.

Ricorda: non è il prodotto a determinare il successo, ma il comportamento.

Il paradosso del risparmiatore autonomo

Un ETF può battere il 90% dei fondi attivi. Ma un investitore che gestisce male i propri ETF può farsi battere anche da un fondo costoso.

La differenza sta nel comportamento, non nel prodotto.

Il ruolo della guida

Un consulente non serve per comprare l’ETF più economico. Serve per:

  • costruire una strategia coerente;
  • evitare le trappole psicologiche;
  • mantenere la rotta nei momenti difficili;
  • educare a una visione di lungo termine.

Chi decide di fare da solo può farlo. Ma deve farlo con metodo. E sapere quando chiedere aiuto.

Conclusione

Il fai-da-te non è un nemico. Ma va rispettato. Come ogni forma di libertà, richiede consapevolezza, disciplina e responsabilità.

Gli ETF sono uno strumento eccezionale. Ma è il comportamento che determina il successo.

Chi si improvvisa gestore, spesso si improvvisa anche perdente.

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ETF vs Fondi Attivi – Il confronto continua (con dati veri e trasparenza)

Negli ultimi giorni il mio articolo  sul confronto tra ETF e fondi attivi ha generato un dibattito acceso e a tratti polarizzato. Tifoserie, accuse gratuite, e anche qualche osservazione costruttiva – tutto ben accetto, quando c’è voglia di approfondire.

Ma allora rilanciamo, con metodo e dati. Perché, al di là delle opinioni, esistono numeri, analisi di lungo termine e un principio semplice: il portafoglio deve servire il cliente, non il consulente o la rete.

Da dove eravamo partiti

Il confronto non voleva essere un atto d’accusa, né un’assoluzione generale per gli ETF. L’intento era stimolare una riflessione trasparente: confrontare portafogli reali, con costi complessivi e performance nette di almeno 10 anni, per capire chi restituisce più valore al cliente.

Eppure, in pochi hanno colto il senso. Molti si sono difesi... ma nessuno ha portato un portafoglio reale da confrontare.

I dati, non le sensazioni

  • SPIVA (S&P, 2024): dopo 10 anni, meno del 15% dei fondi attivi azionari globali batte il benchmark. Oltre l’85% resta sotto, al netto di costi e inefficienze.
  • Morningstar (2023): l’ETF medio globale ha avuto un rendimento netto superiore di +1,2% annuo rispetto al fondo attivo comparabile.
  • ESMA (2023): i fondi distribuiti con retrocessioni sono meno performanti, e la trasparenza sui costi totali (TER + fee + IVA) è ancora una criticità.

Fonti: SPIVA Scorecard 2024; Morningstar Global Fund Report; ESMA Cost & Performance Report.

Il problema della selezione ex ante e il mito dell'ETF statico

Molti obiettano: “Ci sono fondi che hanno battuto l’indice”. Verissimo. Ma chi è in grado di selezionarli prima che lo facciano, e mantenerli coerentemente in portafoglio per un decennio?

La verità è che la selezione ex ante è un miraggio, anche tra professionisti. E mentre molti criticano la gestione attiva per i suoi fallimenti, dimenticano che anche l’ETF, per quanto passivo nella struttura, non è affatto gestito in modo passivo nei portafogli reali.

Lazy portfolio: mito o realtà?

Portafogli ETF veramente statici sono rari. Anche portafogli come l'“All Weather” o lo “Swensen” vengono ribilanciati e adattati.

  • Il Simplified Permanent Portfolio ha ottenuto ~7,3% annuo dal 1995 con drawdown max -16% (LazyPortfolioETF).
  • Ma nella pratica, gli ETF vengono venduti, spostati, sostituiti: non c'è pigrizia, c'è attivismo.

ETF durante le crisi: flussi e reazioni

  • Marzo 2020: ETF investment-grade hanno subito uscite pari al 5-6%, fondi tradizionali 6-7% (ICI, IOSCO).
  • 2025: ETF Cina -3,8 mld € in aprile, +401 mln in maggio (Reuters); ETF azionari USA -4,8 mld €, +1,4 mld su bond ETF (FNLondon).
  • USA aprile 2025: flussi netti ETF +437 mld $, rapporto acquisto/vendita 5:1 (WSJ, Axios).

Conclusione: il comportamento reale degli investitori è tutt’altro che passivo. Anche nei portafogli ETF, la gestione è dinamica e reattiva.

Storia e contesto dei fondi attivi

Nati come soluzione per affidare la gestione a professionisti, i fondi attivi dominano il mercato italiano dagli anni '80. Ma già dopo la crisi del 2008, iniziano i dubbi sulla capacità reale di sovraperformare.

  • Bogle (Vanguard) è tra i primi a smascherare l’illusione di valore generato attivamente.
  • In Italia, le retrocessioni alimentano un conflitto di interessi che penalizza i clienti.
  • Ancora troppe poche banche propongono consulenza evoluta fee-only con restituzione delle retrocessioni in conto, mettendo al centro la consulenza e l'investitore.

La regolamentazione MIFID 2 ha cercato di aumentare trasparenza, ma i risultati restano parziali.

L’evoluzione degli ETF

Dal primo ETF USA nel 1993 (“SPY” sull’S&P500) alla diffusione post-crisi 2008, fino all’esplosione degli ETF tematici, smart beta, obbligazionari, attivi.

Oggi:

  • ETF attivi globali: 1.480 miliardi $ (ETFGI, giugno 2025);
  • In Europa: +61% flussi su ETF attivi (BBH Survey);
  • USA: +26,7% flussi YTD ETF attivi (Natixis IM, 2025).

Gli ETF hanno democratizzato l'accesso a mercati prima riservati ai fondi di nicchia.

Bias cognitivi: ETF e fondi non sono immuni

  • Overconfidence: pensare di saper selezionare il miglior fondo o il miglior ETF in base a intuizioni o trend recenti. Spesso questo porta a una rotazione eccessiva dei prodotti in portafoglio, con perdita di rendimento potenziale e aumento dei costi impliciti.
  • Recency bias: si tende a sovrappesare l'importanza delle performance recenti, dimenticando che ciò che ha funzionato ieri potrebbe non funzionare domani. Questo bias porta molti investitori a inseguire ETF tematici o fondi di moda proprio nel momento sbagliato.
  • Loss aversion: il dolore di una perdita pesa molto più della soddisfazione per un guadagno. Questo porta i clienti a vendere posizioni in perdita nei momenti di panico, sia su ETF che su fondi, compromettendo la strategia di lungo periodo.
  • Illusione di controllo: gli investitori spesso sopravvalutano la loro capacità di gestire il rischio o prevedere il mercato. Questo alimenta la convinzione di poter battere il mercato con scelte attive, anche quando si utilizza uno strumento passivo come l'ETF.

Il rischio comportamentale è presente in entrambi gli strumenti. Non è lo strumento a determinare il successo dell'investimento, ma l'approccio mentale e il processo decisionale. Ecco perché il ruolo del consulente non è solo tecnico, ma sempre più comportamentale: aiutare il cliente a non essere il proprio peggior nemico.

Casi studio numerici

Caso 1: ETF globale vs fondo attivo globale
  • ETF MSCI World (SWDA) 2013-2023: +164% netto (media 10,2% annuo netto con TER 0,20%).
  • Fondo attivo medio categoria Morningstar: +122% netto (media 8,3% annuo con TER 1,7%).
Caso 2: ETF gestito attivamente da consulente
  • Ribilanciamenti 2x/anno, rotazioni tematiche: +86% 2016-2023.
  • ETF lazy buy&hold stesso periodo: +108% (es. iShares MSCI World UCITS ETF - SWDA, detenuto senza modifiche dal 2016).

Conclusione: anche gli ETF possono sottoperformare se gestiti attivamente in modo errato.

Il ruolo del consulente

Non è ETF contro fondi. È consulente preparato vs venditore.

Il vero valore è:

  • Saper costruire portafogli coerenti con gli obiettivi;
  • Educare il cliente sui costi e comportamenti;
  • Ridurre l’impatto emotivo nei momenti chiave.

Chi usa ETF in modo attivo ha le stesse responsabilità di chi gestisce fondi attivi.

Il futuro della consulenza

  • Crescita di modelli fee-only, senza conflitti di retrocessione;
  • Portafogli modello ibridi (ETF + fondi attivi selezionati con criteri oggettivi);
  • Sempre più attenzione a ESG, costi totali, rischio comportamento.

Il futuro è nella consulenza indipendente e consapevole, non nei prodotti.


Conclusione

Non basta dire che “non si può selezionare ex ante i migliori fondi”. Bisogna anche riconoscere che gli ETF non restano fermi nel tempo.

Il confronto tra fondi attivi ed ETF statici è, nella pratica, inaffidabile e fuorviante.

La vera domanda da porsi non è "quale strumento scegliere?", ma quale processo, quale logica, quale trasparenza guida la costruzione di un portafoglio. Un buon ETF può fare danni se gestito male e magari attivamente, un fondo attivo può aggiungere valore se selezionato e mantenuto correttamente.

Serve un cambio di paradigma: passare dal confronto tra prodotti al confronto tra strategie, comportamenti, e coerenza con gli obiettivi del cliente.

Il cliente non cerca un prodotto vincente, ma una guida affidabile in un mercato pieno di scelte e rumore. E questa guida ha il dovere di superare le mode, evitare le semplificazioni e portare chiarezza, metodo e visione di lungo termine.

Se vogliamo far crescere davvero il nostro settore, dobbiamo iniziare da qui: non difendere i prodotti, ma difendere i clienti.


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Hai un portafoglio in ETF o fondi?
Confrontiamolo:

  • rendimento netto reale (al netto di tutto);
  • costi totali (TER + consulenza + IVA);
  • coerenza rischio/obiettivo.

Scrivimi. Facciamo un confronto serio, utile e trasparente. Anche questo è educazione finanziaria.


ETF vs fondi attivi: attento ai confronti truccati

Nel mondo degli investimenti, pochi argomenti sono più ricorrenti dei confronti tra fondi attivi e ETF. A prima vista, molte analisi sembrano dimostrare inequivocabilmente la superiorità degli ETF: più economici, più trasparenti, più efficienti. Ma cosa succede quando osserviamo meglio i numeri? Quando andiamo oltre i grafici semplificati e iniziamo ad applicare la realtà di una vera gestione finanziaria?

Il confronto è impari, se non si considerano tutte le voci

Numerosi operatori, siano essi bancari o indipendenti, propongono confronti in cui gli ETF risultano sempre vincitori. Peccato che, nella maggior parte dei casi, non includano la loro fee di consulenza nel calcolo dei rendimenti. Questo equivale a confrontare una corsa tra un'auto in folle e una col pieno di bagagli: il risultato è scontato, ma poco onesto.

Il mio non è un attacco verso una categoria o un modello di consulenza. È un invito alla trasparenza, all'onestà intellettuale, al rispetto per l’investitore. Chi utilizza strumenti validi come gli ETF per costruire narrazioni pubblicitarie parziali, lo fa a scapito del cliente, sfruttando la potenza di un messaggio semplificato e fuorviante. E questo è pericoloso, indipendentemente dal logo sulla firma.

Quando invece si tiene conto dei costi reali di gestione, incluse le commissioni di consulenza (0,7% + IVA), la distanza tra ETF e fondi attivi si riduce. Anzi, come dimostrato dall'analisi sul periodo 01/07/2015 – 01/07/2025, alcuni fondi attivi hanno ampiamente sovraperformato sia i lazy portfolio che gli ETF.

Inoltre, è importante sottolineare che i fondi attivi di nuova generazione collocabili in Italia prevedono azzeramento di commissioni di ingresso, uscita ed esclusione di performance, rendendo i costi estremamente competitivi rispetto al passato. Questo va contro la narrazione ormai superata secondo cui i fondi attivi sarebbero strutturalmente penalizzanti sul piano dei costi.

Tabella comparativa reale con fee incluse

💼 Strategia 📉 Rendimento Netto Medio Annuo 💰 Valore Finale (10 anni)
Lazy 60/40 (con 0,854% fee) ~5,78% ≈ 17.200 €
Lazy 100% Azionario (con 0,854%) ~7,65% ≈ 21.300 €
ETF MSCI World Hedged (con 0,854%) ~7,71% ≈ 21.500 €
ETF Core MSCI World (con 0,854%) ~9,45% ≈ 26.400 €
Amundi Global Equity (fondo attivo) ~14,86% ≈ 43.800 €
JPMorgan Global Select Equity ~12,57% ≈ 34.200 €

Questi dati non lasciano spazio a dubbi: i fondi attivi migliori, quando selezionati con metodo, possono generare rendimenti superiori anche non prendendo i migliori della categoria. E lo fanno con una strategia dichiaratamente direzionale, visibile, storicizzabile, e spesso con un track record che supera i 10 o 15 anni.

Il grafico: la verità visiva sulla crescita

Nel grafico qui sotto (inserito nel post), è evidente la crescita progressiva del capitale investito. Le linee curve mostrano chiaramente come:

  • i fondi attivi (Amundi e JPMorgan) stacchino tutte le altre soluzioni;
  • l’ETF Core MSCI World emerga come miglior passiva pura;
  • i portafogli lazy offrano maggiore stabilità, ma sacrificando il potenziale.

Questi confronti sono ancora più significativi perché includono i costi di consulenza, cosa che raramente avviene nei confronti “pubblicitari” di alcuni operatori.

Fondi Attivi VS ETF

Inoltre, va ricordato che gli ETF non permettono la compensazione automatica tra plusvalenze e minusvalenze. Questo elemento, spesso dimenticato, può avere un impatto fiscale rilevante nel lungo termine, soprattutto in portafogli dinamici o che subiscono ribilanciamenti. Attenzione, anche per i fondi, se venduti e ricomperati non c'è il beneficio della compensazione fiscale.

L'ETF funziona solo... se fai tutto da solo

Il mantra "gli ETF sono migliori" è valido solo a una condizione fondamentale: che l'investitore sia autonomo, disciplinato, emotivamente stabile e in grado di gestire la propria asset allocation nel tempo. Una condizione che, nella realtà, riguarda una minoranza.

Infatti, senza un piano strutturato, anche l'ETF più efficiente diventa vulnerabile:

  • l'investitore compra quando il mercato è già salito e vende nel panico durante i ribassi;
  • modifica continuamente la strategia alla ricerca della formula magica;
  • non tiene conto di tassazione, pianificazione previdenziale o successoria.

Il vero valore del consulente finanziario

In un mercato dove l'informazione è ovunque ma la consapevolezza scarseggia, il consulente finanziario professionista ha un ruolo determinante. Il suo valore non risiede nel "battere il mercato", ma nel guidare il cliente nel tempo, aiutandolo a:

  • costruire un piano coerente con i suoi obiettivi di vita;
  • mantenere la rotta anche nei momenti difficili;
  • gestire i comportamenti, non solo i numeri;
  • adottare un'asset allocation passiva ma efficace, supportata da una relazione attiva e continuativa.

L’invito, quindi, non è a fidarsi a occhi chiusi di chi promuove fondi, ETF o modelli specifici. L’invito è a diffidare da chiunque faccia confronti senza metodo, senza trasparenza, e soprattutto senza metterti al centro.

Serve una figura che agisca da architetto delle tue esigenze, che conosca gli strumenti ma non li venda come verità assolute, che ti aiuti a costruire un piano per la vita, non una scommessa per il trimestre.


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In conclusione

Il confronto tra ETF e fondi ha senso solo se è completo, onesto e trasparente. Ogni strategia ha vantaggi e limiti. Ma una cosa è certa: anche il miglior strumento finanziario, se utilizzato in modo errato, diventa inefficace.

Meglio allora affidarsi a chi da anni fa consulenza per professione, con risultati misurabili, metodo e un rapporto umano che dura nel tempo.

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Portafoglio efficiente e scarsa educazione finanziaria: è davvero sufficiente per investire bene?

🤔 Perché gli investitori italiani ottengono risultati mediamente più bassi?

Molti investitori italiani non riescono a ottenere rendimenti soddisfacenti nonostante i mercati offrano storicamente ottime opportunità.
Il motivo? Una combinazione tra:

  • Errori comportamentali,

  • Scarsa educazione finanziaria,

  • Scelte di strumenti inefficienti o costosi.

Secondo analisi internazionali, l’investitore medio guadagna 1-2 punti percentuali in meno rispetto a un semplice ETF diversificato.
Ecco perché molti si chiedono:

🔍 Un portafoglio efficiente e low cost può bastare per investire con successo?


✅ I benefici di un portafoglio efficiente a basso costo

Un portafoglio efficiente, costruito con ETF globali e ben bilanciato, può offrire vantaggi importanti, soprattutto per chi non ha molta esperienza.

I principali benefici:

  • Costi ridotti → più rendimento netto.

  • Diversificazione automatica → meno rischio specifico.

  • Facilità di gestione → adatto anche ai meno esperti.

  • Approccio “buy & hold” → minore esposizione all’errore umano.

👉 Un investitore che adotta un portafoglio efficiente può avvicinarsi alle performance reali di mercato, superando molti portafogli bancari o gestioni costose.


❌ Ma non è sufficiente: il comportamento fa la differenza

Anche il miglior portafoglio, se gestito male, non funziona.

Ecco alcuni comportamenti comuni che rovinano i rendimenti:

  • Vendere in panico durante i ribassi.

  • Inseguire le mode del momento.

  • Sospendere gli investimenti quando “i mercati scendono”.

  • Cambiare continuamente strategia in cerca di risultati immediati.

📉 Il problema non è lo strumento… ma l’uso che ne facciamo.

Un investitore con scarsa educazione finanziaria, anche con un portafoglio teoricamente efficiente, rischia comunque di ottenere risultati scadenti.


🧠 Perché l’educazione finanziaria è indispensabile

Avere anche solo una base di educazione finanziaria aiuta a:

  • Capire il concetto di orizzonte temporale e volatilità.

  • Riconoscere i bias comportamentali più pericolosi (come l'effetto di disposizione).

  • Mantenere la rotta anche nei momenti difficili.

  • Imparare a gestire le emozioni prima che i soldi.

Un investitore consapevole, anche senza grandi conoscenze tecniche, è in grado di evitare gli errori peggiori. Ed è questo che fa la differenza nel lungo periodo.


📈 Il mix ideale: portafoglio efficiente + metodo

Per ottenere risultati migliori nel tempo, serve una strategia completa:

Elemento Perché è importante
✅ Portafoglio efficiente Riduce costi e massimizza il potenziale
✅ Educazione finanziaria Evita errori di comportamento
✅ Disciplina comportamentale Permette di mantenere la rotta
✅ Consulenza professionale Aggiunge guida, visione e continuità

🔧 5 consigli pratici per investitori poco esperti

  1. Scegli un portafoglio semplice e diversificato (es. 60/40 o ETF globali).

  2. Automatizza i versamenti periodici, anche piccoli.

  3. Evita di controllare il conto troppo spesso.

  4. Stabilisci in anticipo delle regole chiare (quando ribilanciare, quanto investire, quanto rischiare).

  5. Confrontati regolarmente con un consulente di fiducia per mantenere la strategia coerente (prima ti rendi conto che non sai gestire le tue emozioni da solo migliori saranno i tuoi rendimenti)


🤔 E se faccio già tutto da solo con gli ETF?

Forse leggendo questo articolo hai pensato:

“Ho già un portafoglio low-cost, ben diversificato. Leggo, mi informo, investo da solo. Perché preoccuparmi?”

È una reazione comprensibile, soprattutto se hai scelto la strada dell’indipendenza dai prodotti bancari e della costruzione di un portafoglio ETF “fatto bene”.

Ma la verità è questa:
🔸 Anche un portafoglio efficiente può essere rovinato da comportamenti impulsivi.
🔸 Anche l’investitore informato può farsi prendere dal panico nei momenti sbagliati.
🔸 Anche chi conosce i principi può faticare a metterli in pratica quando conta davvero.

🎯 L’educazione finanziaria non è un contenuto. È una disciplina.

E non serve a farti delegare. Al contrario: serve a rafforzare la tua autonomia.
Perché indipendenza non significa fare tutto da soli... ma sapere quando è il caso di fermarsi, riflettere, restare coerenti con il proprio piano.


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Come investire oggi in modo semplice, tematico e protetto: la guida in 4 mosse

La semplicità è il nuovo vantaggio competitivo

In un mondo dove l’informazione è ovunque, ciò che manca è chiarezza.
Investire non deve essere complicato: i migliori portafogli sono spesso quelli più semplici, coerenti e comprensibili.

📌 Cosa significa investire in modo semplice oggi?

  • Usare pochi strumenti, ben diversificati

  • Evitare l’overtrading

  • Scegliere strumenti a basso costo (es. ETF)

  • Avere una strategia chiara e sostenibile

💡 Un portafoglio con 3–4 ETF globali copre oltre 80% delle esigenze di un investitore medio.

Difesa e protezione: costruire un cuscinetto intelligente

Dopo anni di tassi bassi e mercati rialzisti, oggi molti investitori riscoprono il bisogno di protezione.

📉 Volatilità geopolitica, inflazione, rischio tassi…
non servono soluzioni miracolose, ma buonsenso e strumenti coerenti.

🔐 Come proteggere il portafoglio nel 2025:

  • Una parte in ETF/Fondi obbligazionari a breve termine

  • Una porzione in liquidità remunerata (per esigenze a 6-12 mesi)

  • Fondi difensivi a distribuzione costante

  • Un piano di accumulo (PAC) per affrontare l’incertezza gradualmente

💡 Il segreto non è evitare il rischio, ma gestirlo in base ai tuoi obiettivi.

Investimenti tematici: AI e megatrend sotto la lente

L’interesse per l’intelligenza artificiale, la transizione energetica e il settore tech non è una moda passeggera.
Si tratta di temi strutturali che stanno plasmando il futuro economico.

🚀 Come accedere ai trend del futuro senza fare scommesse?

  • Utilizzando ETF/Fondi tematici ben costruiti

  • Inserendo una piccola quota (max 10-15%) del portafoglio

  • Monitorando con cadenza annuale e non settimanale

Esempi di settori:
🔹 Intelligenza Artificiale
🔹 Cybersecurity
🔹 Healthcare innovativo
🔹 Energie rinnovabili

💡 I trend non sostituiscono la strategia base. La arricchiscono.

asset allocation

Coerenza = rendimento sostenibile

Non basta scegliere strumenti validi: bisogna restare fedeli al piano.

🔁 Troppe modifiche, ansia da notizia, investimenti emotivi… sono il vero nemico.

📌 La disciplina vince sul talento:

  • Segui un piano con orizzonte 5+ anni

  • Evita di entrare/uscire in base ai titoli di giornale

  • Affidati a un consulente per guidare le decisioni complesse

🎯 Il mercato premia chi è coerente, non chi è veloce.

I trend non sostituiscono la strategia base. La arricchiscono.


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La paura è il prezzo da pagare: come guadagnare restando calmi nei momenti peggiori

Immagina di salire su un ottovolante. Il cuore batte forte, l’ansia sale, ma in fondo sai che fa parte del gioco. Ecco, investire funziona esattamente così.
Ogni investitore, prima o poi, affronta momenti in cui tutto sembra crollare. La vera domanda non è se accadrà, ma come reagirai quando succederà.

Il prezzo invisibile degli investimenti

Nessun pasto è gratis, diceva Milton Friedman.

E nel mondo degli investimenti, il prezzo non è solo in euro. È emozionale. La volatilità è il prezzo da pagare per avere accesso ai rendimenti superiori delle azioni. È come un pedaggio che nessuno può evitare, anche i più esperti.

La paura come peggior nemico

Uno dei grafici più famosi mostra cosa succede se perdi solo i 10 migliori giorni di mercato: i tuoi rendimenti crollano.

E sai perché si perdono quei giorni? Perché si esce quando si ha paura. L’investitore medio non perde denaro per colpa dei mercati, ma per colpa delle proprie emozioni.

I drawdown fanno parte del gioco

Dal 1928 a oggi, il mercato azionario americano ha avuto almeno una correzione (ribasso >10%) ogni 2 anni e un bear market (>20%) ogni 6.

Eppure ha generato una ricchezza immensa. Il tempo è l’unico antidoto alla volatilità. Nessuno sa quando arriverà il prossimo ribasso, ma possiamo essere certi che ne arriverà uno. La strategia è restare investiti.

## Psicologia e comportamenti irrazionali

Daniel Kahneman lo ha spiegato bene: l’avversione alle perdite è due volte più potente del piacere del guadagno.

Questo ci porta a prendere decisioni pessime, tipo vendere quando il mercato scende e comprare quando tutto va bene. Serve una strategia, serve un piano. E, se possibile, serve un consulente che ti tenga fermo al timone.

## Come affrontare la volatilità (davvero)

1. Stabilisci obiettivi chiari: casa, pensione, studio dei figli.
2.

Costruisci un portafoglio coerente: azioni per la crescita, obbligazioni per la stabilità.
3. Accetta che i ribassi arrivano. Non evitarli, pianificali.
4. Automatizza i tuoi investimenti: PAC e ribilanciamenti aiutano a eliminare l’emotività.
5. Fatti accompagnare da un professionista: è più difficile mollare quando qualcuno rema con te.

## Citazioni che contano

- “Il rischio è il prezzo che paghi per ottenere rendimento.” – Morgan Housel
- “Il tuo peggior nemico sei tu.” – Carl Richards
- “Essere un investitore di successo non significa essere intelligenti.

Significa avere autocontrollo.” – Benjamin Graham

## Conclusione

Ogni volta che il mercato crolla, si presenta un’opportunità. Ma solo per chi ha il coraggio – o la disciplina – di restare. Questo non significa ignorare la paura, ma imparare a conviverci. Come in ogni cosa della vita, è proprio l’attraversare la tempesta che ti fa crescere.

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👉 Se vuoi costruire una strategia su misura per te, **scrivimi**: ogni obiettivo può diventare realtà con il giusto piano.

Ma devi cominciare prima che arrivi il prossimo ribasso.
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📊 Immagine esplicativa

Questa immagine mostra la differenza di rendimento tra restare investiti durante i ribassi e reagire emotivamente con vendite premature.

 

 

📊 Immagine esplicativa

Questa immagine mostra la differenza di rendimento tra restare investiti durante i ribassi e reagire emotivamente con vendite premature.