ELEZIONI AMERICANE: NUOVO TEST PER GLI INVESTITORI

Sondaggi e rumors dicono Biden favorito, ma dopo la sorpresa del 2016 c’è cautela. Anche dall’andamento passato di Wall Street vengono segnali, mentre gli investitori si chiedono cosa fare con i propri investimenti.

Andamento dell'S&P 500 negli anni elettorali dal 1926.

Dall’ultimo sondaggio resta sempre Biden il favorito anche se negli ultimi giorni sembra essersi ridotto  il vantaggio su Trump.

Dopo lo schiaffo del con la vittoria inaspettata di Trump vige la prudenza nell’esprimersi in pronostici. Grande cautela, quindi,con i sondaggi e altri strumenti predittivi, in primo luogo perché negli ultimi giorni il vantaggio del candidato democratico Joe Biden si è assottigliato un po’. Inoltre, sono quasi tutti basati sull’intera popolazione elettorale, mentre nel sistema americano alla fine il presidente lo scelgono i grandi elettori del Collegio, che riflettono nei numeri i votanti dei singoli Stati.

CONTINGENT ELECTION: una reale ipotesi

Per vincere servono almeno 270 voti del Collegio elettorale. Nel 2016 Trump ne mise insieme 304 contro 227 dell’ex First Lady, nonostante quest’ultima avesse ottenuto a livello nazionale 2,8 milioni di voti in più. Se nessuno dei due arriva alla maggioranza necessaria di voti elettorali, il sistema americano prevede che si vada alla ‘contingent election’, un meccanismo per cui il presidente viene votato dalla Camera dei Rappresentanti, con il voto espresso non singolarmente, ma in blocchi corrispondenti ai collegi elettorali, ciascuno dei quali può esprimere un voto. Con questo sistema, anche nella attuale Camera a maggioranza democratica, i repubblicani possono contare su più voti. Nella storia americana è successo solo tre volte nella prima metà del 1800, ma alcuni analisti stanno prendendo in considerazione anche questa ipotesi, e il tema è dibattuto sui media.

ELEZIONI E WALL STREET

Il mercato da sempre preferisce la certezza. Dal 1932 in poi la conferma del candidato in carica, il cosiddetto incumbent, è stata preceduta per quasi il 90% delle volte da un indice S&P 500 in rialzo nei tre mesi precedenti.

Quest’anno il benchmark di Wall Street ha iniziato agosto a 3295 punti e ha chiuso venerdì 30 ottobre a 3270. Quindi, negli anni elettorali, premia la vittoria dell’incumbent, ma premia anche la certezza dell’arrivo di un presidente, vecchio o nuovo che sia. Infatti, dopo le elezioni, Wall Street tende a salire fino a fine anno. Di più se vince lo sfidante, perché recupera in parte il terreno perso prima, come mostra il grafico in apertura.

I PROGRAMMI DEI CANDIDATI

Punti diversi ma anche in comune per i due candidati. Al primo posto dei due programmi ci sono stimoli all’economia per migliaia di miliardi di dollari, e quello democratico appare il più generoso. Negli ultimi giorni, inoltre, nel mirino del candidato Dem sono finite le Big Tech, che più di tutti hanno tratto vantaggio dalla digitalizzazione indotta dalla pandemia. Il 30 ottobre Biden ha twittato che ‘gli americani che lavorano sodo non devono pagare più tasse federali sul reddito delle Big Tech, anche loro devono pagare adeguatamente’. Sulle Big Tech non pesa solo la spada di Damocle fiscale, ma anche quella regolatoria, istruttorie antitrust aperte dal Dipartimento di Giustizia e propositi di break-up dei colossi del web come nei confronti dei big del petrolio all’inizio del 1900 o con quelli delle telecomunicazioni all’inizio degli anni 1980. Trump, invece, continua con il suo slogan “america first” avvantaggiando i settori cardine dell’economia americana e mantenendo una linea dura con istituzioni internazionali e paesi “arrembanti” come la Cina.

Guardando con lo specchietto retrovisore i mercati apprezzano più i democratici anche se con Trump i repubblicani non hanno disdegnato.

ASSET FAVORITI E PRESIDENTI

Azionario Us o internazionali? Treasury o Corporate? Il grafico ci mostra come negli ultimi 4 mandati siano differenti i ritorni annualizzati per i vari presidenti. Pensando al prossimo futuro l’andamento di Wall Street, sembra anticipare una vittoria di Biden ma vanno fatte delle distinzioni per temi.

Le Small Cap, che dall’inizio della pandemia sono rimaste indietro rispetto alle Large Cap, ma, da settembre, hanno sovraperformato del 4,4%, all’aumentare delle possibilità di una vittoria Dem. Questo perché un pacchetto fiscale più ampio con una Presidenza Biden e anche una crescita economica potenzialmente maggiore sarebbe di supporto alle imprese minori, più sensibili delle grandi al ciclo economico. Un altro tema al centro dell’attenzione è l’Azionario Emergente, che ha sofferto molto a causa delle tensioni USA-Cina, che con un’Amministrazione di Biden potrebbero almeno in parte rientrare con effetti positivi sugli scambi commerciali per tutta l’area emergente.

Poi c’è l’eterno dilemma se credere o meno nei titoli Value o Growth. I primi hanno visto una battuta d’arresto quest’anno, con gli investitori che hanno preferito la forte crescita delle Big Tech. Ma dopo l’importante sell-off che ha colpito questo segmento a settembre, i Value hanno iniziato a riprendersi. Infine c’è il segmento dei titoli finanziari, che rappresentano un’importante porzione degli indici Value, e che dovrebbero beneficiare di un’economia più solida, soprattutto se accompagnata da tassi più alti, ma che con Biden potrebbero subire una maggiore pressione regolatoria, mentre con Trump beneficerebbero dell’effetto opposto. Da iscrivere nella colonna delle azioni che verrebbero favorite da una vittoria di Trump indubbiamente anche gli energetici, soprattutto il tradizionale settore Oil & Gas, mentre i produttori Green verrebbero favoriti con Biden.

CHE FARE QUINDI?

Partiamo da ciò che ogni investitore deve sapere: IL MERCATO NON SI PUO’ CONTROLLARE.

Concentrarsi, quindi, sui propri obiettivi di investimento ma soprattutto sui propri comportamenti diventa prerogativa essenziale per essere investitori di successo e consapevoli. Pianifica correttamente il tuo investimento, diversifica in modo efficiente ed in maniera coerente con il tuo obiettivo, poi il mercato farà il suo.


Biden vs Trump: chi guida i sondaggi elettorali statunitensi del 2020?

Nella notte italiana si è tenuto il primo dibattito tra i candidati alla Casa Bianca. Molte le interruzioni con il presidente Trump che ha attaccato a testa bassa, ma Biden che ha tenuto testa.

https://www.youtube.com/watch?v=kBasVoexbqM

È stato un dibattito senza esclusione di colpi. A poche settimane dalle elezioni presidenziali statunitensi, l'ex vicepresidente Joe Biden, il candidato del partito democratico, sta attualmente mettendo sotto pressione il presidente repubblicano in carica Donald Trump negli stati chiave del campo di battaglia. Nei 90 minuti di dibattito, forte per i toni, sono stati 6 i punti affrontati:

  1. Corte Suprema;
  2. Gestione dell’emergenza Covid-19;
  3. Economia;
  4. Rivolte razziali;
  5. Integrità delle elezioni;
  6. Le rispettive carriere politiche

Si è chiaramente anche parlato di tasse ed aziende, e ad oggi questa sarebbe la situazione andando al voto:

I sondaggi nazionali mostrano che Biden ha un vantaggio significativo. Gli anziani bianchi in particolare, un gruppo che ha contribuito a spingere Trump alla vittoria nel 2016, hanno mostrato segni di disapprovazione nei confronti della gestione della pandemia da parte del presidente in carica. Biden, inoltre, detiene un vantaggio sostanziale tra gli elettori latini, una demografia in crescita in stati come l'Arizona e la Florida.

Dal punto di vista dei mercati, l’impressione è che non sia piaciuto il tono del dibattito (mai così aggressivo nella storia) ma soprattutto l’alone di caos che paventa possibili elezioni contestate.

La riprova del sentimento non positivo sta nella discesa modesta dei futures americani e relativo strascico nei listini asiatici ed europei intimoriti però anche dai casi di Covid in palese aumento.

Sicuramente le elezioni americane saranno un viatico per la fine di questo 2020 già complesso di per sé, ma negli ultimi mesi abbiamo imparato che i mercati tendono nel breve a muoversi più su fattori psicologici che sui reali fondamentali ma soprattutto che le banche centrali hanno ormai adottato politiche iper accomodanti come “vaccino” per la pandemia finanziaria.

Manca poco più di un mese alle elezioni ma sicuramente gli argomenti di dibattito non mancheranno se i presupposti sono questi. Ancora una volta gli investitori di breve si troveranno a dover fronteggiare tensioni ed incertezze dovute ad eventi binari repentini ed impattanti.

Diventa essenziale pianificare, darsi degli obiettivi e dei coerenti orizzonti temporali ma soprattutto approcciarsi al rischio in maniera coerente a questi presupposti.


Trump vs Fed: tagli ai tassi

L’ultimo attacco di Donald Trump alla Banca centrale americana (FED) questa volta non è arrivato dall'amato social Twitter, ma attraverso un’intervista televisiva rilasciata al network CNBC.:

«La FED ci ha messo in una posizione di svantaggio nei confronti della Cina che ha potuto svalutare la sua moneta, noi non lo possiamo fare».

Questo il riassunto delle accuse del presidente americano.

La guerra di Trump contro la FED viene da lontano e nelle parole di Trump sembra quasi che il vero nemico dell’America verso la ripresa sia proprio la Banca centrale americana, che pesa più della Cina.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1077231267559755776

Per Trump l'errore principale della Fed è stato l'aumento graduale dei tassi – dal dicembre 2015 ci sono stati nove rialzi, di cui quattro solo nel 2018 – predisponendo i piani di rientro dal Quantitative easing (QE) per normalizzare la politica monetaria e tenersi a disposizione armi per combattere eventuali crisi future.

Insomma secondo il presidente americano si è pensato troppo al futuro senza lasciare i rubinetti monetari aperti nel presente e le ultime vicende sembrano dargli ragione.

Lo stesso Jerome Powell alla guida della FED sembra voler cambiare direzione perché la crescita americana non decolla proprio a causa della guerra commerciale con la Cina.

Forse è arrivato il momento di tagliare i tassi,cambiando di nuovo rotta e vedendo tutte le parti a stelle e strisce concordi sulla linea.

Perché adesso la FED vuole tagliare?

Analizzando gli ultimi 12 mesi potremmo trovare 2 fattori principali che hanno convinto Powell ai tagli:

  • Oltre la guerra commerciale contro la Cina che ha portato ad aumentare i dazi verso il Paese e a colpire Huawei, dal 10 giugno sono attivi anche i dazi su tutti i prodotti made in Messico che colpiscono consumatori e grandi gruppi americani che hanno delocalizzato la produzione nel Paese.
  • Le previsioni di crescita dell’economia americana, nella seconda metà del 2019 ,sono di un rallentamento fino al 2%. Si riaffaccia lo spettro del rischio di una recessione alla vigilia del lungo anno che porterà alle elezioni del presidente americano.
    E questo a Trump non piace.

America first” è il motto che ha guidato l'America negli ultimi anni e di sicuro sarà fatto di tutto per mantenerlo, anche un passo indietro.


SHUTDOWN E STATALI ALLA CANNA

Il presidente americano ha richiesto i soldi per fare il famoso "Vallo Messicano" senza buon esito e reagendo dichiarando lo shutdown, ossia bloccando le attività economiche statali

Da dicembre ormai una volta al giorno passa nei Tg nazionali un servizio su Trump e lo SHUTDOWN.

Riassumendo il presidente americano ha richiesto i soldi per fare il famoso "Vallo Messicano" senza buon esito e reagendo dichiarando lo shutdown, ossia bloccando le attività economiche statali.

Dal 22 dicembre, 800 mila persone che lavorano per il governo federale sono stati messi a casa o lavorano senza ricevere uno stipendio.

Oltre alle proteste sono in automatico aumentate le richieste di credito viste le difficoltà economiche degli statali parcheggiati.

⚠️Ma qualcosa non mi torna⚠️

Stiamo parlando di dipendenti pubblici, insomma persone che ricevono e puntualmente uno stipendio.

?Sai quanto prendi, sai per quanto lo prenderai e non ti fai un CA... di piano di risparmio??

Sei nelle migliori condizioni per pianificare la tua vita con un semplice sistema di controllo economico e non lo fai, perché:

➡️Pensi sia da sfigato risparmiare?

➡️Sei convinto non avrai mai bisogno?

➡️Preferisci indebitarti per la vita?

Io non so cosa frulla nella testa di ognuno, ma appena ho sentito questa notizia mi è tornata in mente la favola de "la cicala e la formica".

https://it.businessinsider.com/shutdown-i-dipendenti-pubbl…/