“Pianificare per davvero: come trasformare i buoni propositi finanziari in risultati concreti”
Dai desideri agli obiettivi: la vera differenza
Molti iniziano l’anno con buone intenzioni: risparmiare di più, investire, pensare alla pensione.
Ma senza obiettivi chiari, tutto resta nel vago.
Un desiderio è “vorrei mettere da parte dei soldi”.
Un obiettivo è: “voglio accantonare 5.000 € entro 12 mesi per un fondo emergenze”.
🎯 La differenza? Specificità, tempistiche, metodo di monitoraggio.
I 4 obiettivi finanziari universali
Ogni persona ha esigenze diverse, ma esistono quattro grandi obiettivi ricorrenti:
-
🛟 Fondo emergenze (3-6 mesi di spese essenziali)
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🏠 Acquisto casa (prima o seconda)
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👨👩👧👦 Famiglia e figli (scuola, università, aiuti)
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👴 Previdenza integrativa (integrare pensione pubblica)
📌 Ognuno di questi ha un orizzonte temporale e un grado di priorità differente.
La pianificazione serve proprio a organizzare questi obiettivi su misura.
Come creare un piano finanziario semplice
Un piano efficace non deve essere complicato. Serve metodo, costanza e realismo.
🔹 1. Analisi della situazione attuale
Reddito, spese, debiti, risparmi. Da qui si parte.
🔹 2. Definizione di obiettivi SMART
Specifici – Misurabili – Accessibili – Realistici – Temporizzati
🔹 3. Assegnazione delle risorse
Per ogni obiettivo si può destinare una percentuale mensile del reddito.
🔹 4. Scelta degli strumenti
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PAC in ETF/Fondi per obiettivi di medio/lungo periodo
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Liquidità remunerata per fondo emergenze
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Previdenza complementare (fondi pensione, meglio se aperti o di categoria) per orizzonte >20 anni
🔹 5. Monitoraggio periodico
Verifica ogni 3/6 mesi con eventuale ribilanciamento
Gli errori più comuni
Anche chi parte con le migliori intenzioni può inciampare. Ecco gli errori da evitare:
❌ Non scrivere gli obiettivi
❌ Non assegnare tempistiche
❌ Agire impulsivamente dopo un evento (es. crisi, volatilità)
❌ Pensare di poter fare tutto da soli
💡 La finanza comportamentale insegna: la coerenza batte la motivazione.
Il ruolo chiave del consulente finanziario
Un bravo consulente non ti vende prodotti: ti aiuta a dare priorità, metodo e disciplina.
✅ Ti guida tra obiettivi personali e strumenti adatti
✅ Ti aiuta a non farti deviare da emozioni e mode
✅ Ti permette di trasformare i propositi in un piano sostenibile nel tempo
📩 Hai tanti buoni propositi, ma nessun piano concreto?
📊 È il momento di passare all’azione.
Scrivimi per costruire insieme un piano semplice, efficace e duraturo.
Come proteggersi dalla perdita di potere d’acquisto: strategie concrete contro l’inflazione
Cos'è la perdita di potere d'acquisto
L’inflazione è l’aumento generalizzato e continuo dei prezzi. Questo fenomeno, seppur fisiologico in un sistema economico in crescita, diventa un problema quando supera i livelli di tolleranza e non è accompagnato da un analogo aumento dei redditi. La perdita di potere d’acquisto si verifica quando il valore reale della moneta diminuisce, ovvero quando con la stessa somma si possono acquistare meno beni e servizi rispetto al passato. Anche un’inflazione “moderata” al 2-3% annuo, se protratta per anni, erode sensibilmente il valore dei risparmi. È l’effetto della cosiddetta "tassa invisibile", quella che agisce in modo silenzioso ma costante.
Perché la liquidità non è sempre sicura
Molti risparmiatori pensano che tenere liquidità sul conto corrente sia sinonimo di sicurezza. Ma è un’illusione. In periodi di inflazione alta, i soldi fermi sul conto perdono valore giorno dopo giorno. E non si tratta solo di percentuali teoriche: significa che in futuro sarà più difficile affrontare spese impreviste, investire o semplicemente mantenere il proprio stile di vita. Inoltre, la liquidità non produce rendimento (al netto dell’inflazione) e spesso non beneficia nemmeno di una copertura assicurativa illimitata (superiore ai 100.000 euro).
Strumenti per difendersi
La buona notizia è che esistono strumenti pensati proprio per combattere l’inflazione. Alcuni sono più accessibili, altri richiedono l’intermediazione di un consulente:
- Obbligazioni inflation linked: titoli che adeguano il capitale o le cedole all’andamento dell’inflazione (es. BTP Italia o BTP€i).
- Asset reali: investimenti in settori tangibili (immobili, infrastrutture, materie prime) che storicamente offrono una protezione contro l’erosione monetaria.
- ETF indicizzati all’inflazione: strumenti a basso costo che replicano indici legati al potere d’acquisto.
- Fondi a distribuzione costante: che offrono un flusso cedolare regolare, utile in contesti inflattivi.
- Investimenti azionari in società di qualità: imprese con pricing power, capaci di trasferire l’aumento dei costi ai clienti.
La pianificazione come scudo
Pianificare significa scegliere consapevolmente come disporre dei propri risparmi e come proteggerli. Una buona strategia prevede:
- Un portafoglio bilanciato tra strumenti nominali e reali
- Un controllo della duration degli strumenti obbligazionari
- La definizione di obiettivi temporali (breve, medio, lungo periodo)
- L’uso intelligente della liquidità per spese imminenti e non come rifugio di lungo termine
Il consulente finanziario ha il ruolo di affiancare l’investitore in questo percorso, guidandolo attraverso scenari macroeconomici e fiscali sempre più complessi.
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Sei fondamenti di successo per gli investitori secondo Nick Murray
Se ti dicessi che sei variabili rappresentano oltre il 90% dei rendimenti dei tuoi investimenti a lungo termine, attirerei la tua attenzione?
Questo è ciò che sostieni Nick Murray, scrittore e professionista finanziario degli ultimi 50 anni. Grazie al suo background di consulente finanziario, Murray offre una prospettiva unica su ciò che si traduce in successo. Crede fermamente nel rapporto di lavoro con un consulente, pur riconoscendo che gli investitori possono avere successo anche senza ma con probabilità assai misere.
Ciò che distingue davvero il punto di vista di Murray da tanti altri è il valore aggiunto, secondo lui, dei consulenti. In un mondo fissato sui rendimenti, apparentemente a qualunque costo, ritiene che la selezione del portafoglio (purché appropriata) abbia un valore aggiunto trascurabile. Ritiene che il valore di un Advisor derivi da:
- Preparare un cliente al successo: costruire un piano finanziario unico e avere investimenti adeguati.
- Coaching comportamentale continuo: attenersi al proprio piano ed evitare un grosso errore.
Murray dice qualcosa del genere: essere un investitore di successo è semplice, ma non è facile. Ciò che intende dire è che ciò che dobbiamo fare non è eccessivamente complicato, si tratta di fare bene le piccole cose per un tempo molto lungo. La parte non facile è riuscire a rispettare un piano, soprattutto per un periodo molto lungo o durante le turbolenze del mercato. Quindi, anche se ciò che dobbiamo fare è semplice, farlo regolarmente non è facile.
Il fattore determinante del rendimento reale a lungo termine non è la performance degli investimenti, ma il comportamento degli investitori.
Di seguito sono riportate le sei variabili, tre principi e tre pratiche, su cui ritiene che ogni investitore dovrebbe concentrarsi per avere successo a lungo termine.
Fede nel futuro
Gli investimenti a lungo termine si riducono a una battaglia della mente inconscia, tra la fede nel futuro e la paura del futuro. Il risultato è fortemente governato da quale di questi impulsi vince.
In ogni momento, ci sono stati motivi per essere pessimisti riguardo al presente e al futuro. Eppure, in quasi tutti i criteri misurabili, il mondo è migliorato. Chiunque esamini la storia può vedere chiaramente i progressi che sono stati fatti e continuano ad essere fatti. L’ottimismo è l’unico realismo.
Questo progresso non è stato lineare, ma esponenziale. I progressi nella medicina, nella scienza, nella tecnologia e nell’economia, anche negli ultimi 10 anni, spazzerebbero via qualcuno da solo un paio di generazioni prima. Oggi, il microprocessore di un minivan contiene più potenza di calcolo di quella esistente nel 1950.
Come investitori, investiamo nel domani, progettiamo il domani. La strada non è dritta e liscia, ci saranno curve e dossi, a volte grandi. Ma possiamo avere fiducia in quello che è sempre stato così, che le cose migliorano sempre, che si fanno sempre progressi.
Non posso sapere esattamente come andranno le cose. So solo che le cose andranno bene.
Pazienza
Viviamo in un mondo in cui la pressione costante è quella di fare qualcosa, dove a volte la cosa più difficile da fare è proprio niente. Più un investitore insegue ciò che è interessante, più perde di vista i propri obiettivi finanziari e ciò che è necessario per raggiungerli.
Gli studi dimostrano che questo comportamento porta a errori, che portano a rendimenti inferiori, che di fatto allontanano ulteriormente l’investitore dai propri obiettivi. È una situazione in cui non fare nulla avrebbe portato a un risultato migliore. Invece di inseguire i rendimenti, ci sono due cose che puoi chiederti riguardo al tuo portafoglio:
- È appropriato per la realizzazione dei miei obiettivi finanziari a lungo termine?
- Storicamente ha prodotto rendimenti in grado di finanziare adeguatamente i miei obiettivi?
A volte non lo saranno, i mercati saranno in ribasso, i rendimenti a breve termine saranno negativi. Ma i dati storici tengono conto di tutto il bene e di tutto il male. Le medie storiche tengono già conto degli anni cattivi.
Non posso sapere quando andrà tutto bene. So solo che andrà tutto bene.
Disciplina
Se la pazienza è la decisione di non fare qualcosa di sbagliato, la disciplina è la decisione di continuare a fare le cose giuste. Durante la volatilità del mercato, la nostra disciplina viene messa alla prova, non solo durante i minimi ma anche durante i massimi.
Quando i mercati sono ai massimi, non è il momento giusto per essere eccessivamente entusiasti e scommettere tutto. Quando i mercati sono ai minimi, non è il momento giusto per spaventarsi e smettere del tutto di investire. L’investitore disciplinato continua ad agire allo stesso modo indipendentemente da ciò che sta facendo il mercato, perché quando la disciplina fallisce, il piano fallisce.
Non mi interessa cosa funziona in questo momento. Mi interessa ciò che ha sempre funzionato... e continuerò a fare ciò che ha sempre funzionato.
Allocazione delle risorse
L'asset allocation è il mix a lungo termine di azioni, obbligazioni e liquidità all'interno del tuo portafoglio, che costituisce fino al 93% dei rendimenti e della volatilità di un portafoglio.
Una corretta asset allocation non elimina la volatilità, ma ci mette nella posizione di trarne vantaggio. I mercati si muovono naturalmente su e giù, ma nel lungo termine lo fanno ancora di più. La volatilità è il prezzo che paghiamo come investitori per i nostri rendimenti, e la storia dimostra che maggiore è la volatilità, maggiori saranno i rendimenti a lungo termine che possiamo aspettarci.
Come investitori, dovremmo abbracciare la volatilità perché sappiamo che porta a rendimenti più elevati a lungo termine. Ciò significa dare maggiore peso alle azioni nei nostri portafogli e meno alle obbligazioni e alla liquidità. Se non sei soddisfatto dei tuoi rendimenti, è probabile che non stai investendo in modo efficiente.
Diversificazione
Se l’asset allocation ci consente di catturare la volatilità, la diversificazione ci consente di sopravvivere ad essa. Nessuno sa quale sarà la prestazione migliore nel prossimo periodo di tempo. Quindi all'interno di ciascuna categoria di asset: azioni; obbligazioni; contanti, è importante possedere un mix.
Durante i periodi di mercati in ribasso, la diversificazione distribuisce il rischio tra molte aziende, paesi e settori. Mettendoci in una posizione di fiducia che i mercati si riprenderanno, come hanno sempre fatto, perché stiamo investendo in un modo che ha sempre funzionato.
Non possederò mai abbastanza di nessuna cosa per poterci fare una strage. Non possederò mai abbastanza di nessuna cosa per poterne rimanere ucciso.
Ribilanciamento
Nel corso del tempo, poiché diverse parti del tuo portafoglio si comportano in modo diverso, la struttura del tuo portafoglio cambierà leggermente. Magari portando il tuo portafoglio da 80/20 a 70/30 (azioni/obbligazioni).
Poiché sappiamo che i mercati si muovono naturalmente, ciò che sale è probabile che scenda, e ciò che scende è probabile che ritorni su. Il ribilanciamento può riportare gli asset a livelli che ci aspettiamo abbiano un buon rendimento nel breve termine, mantenendo il portafoglio allineato alla tolleranza al rischio e agli obiettivi.
È importante mantenere un approccio di riequilibrio automatico o sistematico. La selezione e la tempistica del mercato non si traducono in rendimenti a lungo termine e considerare il mercato in qualsiasi momento per effettuare un riequilibrio significherà perdere tempo e fatica. Automatizza il ribilanciamento senza alcuna distorsione su base annuale.
Non puoi investire come Buffett, ma imparare SI.
Warren Buffett è l’investitore più riconoscibile di sempre. Anche se non sai nulla di investimenti, sai comunque chi è The Oracle of Omaha. Ha iniziato a investire all’età di 11 anni, a volte scherzando dicendo di aver iniziato troppo tardi, e da allora ha continuato a investire, ormai da oltre ottant’anni.
Quando senti "Warren Buffett", inizi quasi immediatamente a pensare ad alcune delle altre persone più ricche del mondo. Una lista nella quale è stato vicino o in cima, per un bel po' di tempo. Ma c'è una grande differenza tra lui e molti altri in quella lista.
A differenza dei #Bezos, #Musk e #Zuckerberg del mondo, #Buffett non ha guadagnato la sua ricchezza creando aziende innovative. Non ha inventato l'iPod, il colosso globale dell'e-commerce, o la possibilità della vita su Marte. Il successo di Buffett è stato in parte dovuto alla sua capacità di identificare le persone e le aziende che lo faranno. La conclusione è che Warren Buffett è un grande investitore.
Essere in grado di trovare le aziende giuste in cui investire ha sicuramente aiutato Buffett lungo il percorso. Naturalmente, non tutte le aziende in cui ha investito hanno funzionato come sperava. E' proprio così che va la vita. Ma la scelta delle aziende non è stata la chiave del successo di Buffett.
Soprattutto, la chiave del successo di Warren Buffett è il tempo.
Il grafico seguente inizia all'età di 30 anni, quando Buffett aveva un patrimonio netto di circa $ 1.000.000. Come puoi vedere, non c'è praticamente alcun cambiamento visivo fino a quasi 25 anni dopo. Anche il cambiamento che possiamo osservare, una variazione del patrimonio netto da 1 milione di dollari a 1,4 miliardi di dollari (un aumento di 1.400 volte), sembra microscopico rispetto al patrimonio netto di 137 miliardi di dollari all’età di 93 anni.
Patrimonio netto di Warren Buffett per età
Questo grafico copre oltre sessant'anni e in quel periodo di tempo oltre il 99% della ricchezza di Buffett è stata creata dopo il suo cinquantesimo compleanno.
Potresti pensare: " Lui è Warren Buffett, è un paragone irrealistico!" '. Certo, è difficile paragonare qualcuno al più grande investitore di tutti i tempi. Ma chiunque può applicare l’approccio di Buffett e investire per un lungo periodo di tempo.
Nel grafico seguente, immagina di investire $ 200 ogni due settimane e guadagnare l'8% ogni anno. Vediamo risultati molto simili al grafico di Buffett. Il 92% della ricchezza totale è stata creata negli ultimi 30 anni. Nel caso di Buffett, il 97% della sua ricchezza è stata creata negli ultimi 30 anni.
$ 200 investiti bisettimanalmente guadagnando l'8% annuo
Entrambi i grafici hanno uno schema simile, con una crescita che inizia in piccolo ma diventa esponenziale negli anni successivi. Questi risultati non sono dovuti alla scelta delle aziende giuste, alla tempistica del mercato o all’assunzione di rischi irragionevoli. Questi risultati sono dovuti dalla stessa cosa che ha dato risultati a Buffett. Il Tempo.
Non dobbiamo essere Buffett per ottenere risultati simili a Buffett. Dobbiamo solo mettere i nostri soldi in una posizione in cui possano funzionare per noi, il più a lungo possibile. Semplice.
Non puoi investire come Buffett, ma imparare SI.
PROGETTO RISPARMIO: far studiare mio figlio
Uno degli obiettivi di ogni famiglia è cercare di dare le migliori prospettive di vita alla progenie. Ma quanto costa far studiare i propri figli? Le famiglie italiane ogni anno pagano 9 miliardi e 101 milioni per far studiare i figli. Un fiume di denaro, anzi, un oceano di soldi che ha pochi eguali in Europa. Quindi se avete un figlio considerate che: un miliardo e 158 milioni di euro (833,2 euro a bambino) vanno per la scuola materna, che in Italia molto spesso è privata; un altro miliardo e 676,9 milioni (378 euro ad alunno) vengono spesi per i cicli delle elementari e delle medie, mentre 688,7 milioni (237,9 euro a studente) se ne vanno per far frequentare le scuole superiori. Ma questo è ancora niente. Già, perché gli esborsi più importanti arrivano quando i ragazzi vanno all’Università. ![]()
Gli studi universitari, infatti, succhiano da soli il 61,3% di tutta la spesa privata delle famiglie italiane in istruzione: 5 miliardi e 579 milioni di euro. Praticamente avere un figlio all’Università costa 2.717 euro a studente, al netto di borse di studio e sussidi. Se escludiamo il Regno Unito, in cui l’istruzione terziaria segue un modello più simile a quello americano, solo in Spagna e Irlanda le famiglie pagano di più. Si dirà: il dato è dovuto alle costose università private che alzano la media. Non proprio, perché sul totale delle università italiane quelle private accolgono ben pochi studenti, anche se è vero che per frequentare l’Università Bocconi si può spendere fino a 16.103, la Luiss 15mila euro, lo IULM 9.956 euro all’anno. I costi naturalmente lievitano se i figli decidono di frequentare gli ormai indispensabili master post-laurea. Per Almalaurea e Sole24Ore in Italia si può scegliere tra ben 68 alternative e alcuni di questi arrivano a costare anche più di 20mila euro. L’MBA (Master in Business Administration) dell’Università Bocconi, quello del Politecnico di Milano e quello della Luiss di Roma sfondano tranquillamente quota 35mila euro. Più economici (si fa per dire) sono i master dello Ied (Istituto Europeo di Design) sul mondo del fashion, del design, della comunicazione, per i quali si deve sborsare 20.100 euro. |
Tasse alte, costi alti, numero di laureati bassoIn Italia, comunque, solo il 18,2% degli studenti frequenta atenei privati, mentre in Europa la percentuale è del 19,6%, e ancora meno seguono master costosi. La ragione principale dell’alta spesa delle famiglie è che da noi le tasse universitarie sono più alte che in altri Paesi. Mediamente, secondo Eurydice (una rete europea di informazione sull’educazione), le tasse universitarie ammontano a 1.592 euro, molto di più che, per esempio, in Germania e Francia, dove per moltissimi studenti lo studio universitario è (quasi) gratuito. A versare di più in tasse universitarie sono solo gli studenti olandesi, lettoni e lituani.Alle tasse si aggiungono le spese del mantenimento di chi è fuori sede. Secondo il Sole24Ore i ragazzi che studiano in una città diversa da quella di residenza sono più di 800mila (anno accademico 2021-22) e costano almeno 10mila all’anno alle famiglie, con ovvie differenze in base alla città in cui ha sede l’ateneo. Secondo i calcoli dell’Udu (Unione Degli Universitari), che a vitto e alloggio aggiungono anche eventuali attività culturali, i costi dei trasporti per il ritorno periodico a casa o quelli del medico di base per i non residenti, si arriva anche a 17mila euro.Tutto questo ha giganteschi effetti sulla pianificazione finanziaria delle famiglie, che vedremo più avanti, ma ha anche effetti paradossali sulla società italiana. Da noi, infatti, nonostante gli studi siano costosissimi, in pochi arrivano alla laurea: solo il 29,2% di chi ha tra i 25 e i 34 anni ha un titolo universitario, peggio di noi fa solo la Romania con il suo 24,7%, mentre la media Ue è del 42%. |
Gli investimenti pubblici in istruzione non bastanoIl fatto è che nel corso degli anni la crescita della spesa delle famiglie è stata veramente enorme: tra 2012 e 2020 i costi per studente sono aumentati del 30,7%. Ed è ovvio che sia così se si guarda a quello che spende lo Stato: tra il 2013 e il 2020 l’incremento della spesa per studente è stata solo del 3,5%, appena in linea con il carovita e, quindi, di fatto la crescita è stata zero. A differenza di quella privata, la spesa pubblica è decisamente inferiore alla media europea, 7.137,8 euro per iscritto contro 10.017,3. È vero, i bilanci dei vari Paesi sono differenti, ma anche mettendo in relazione i dati con il prodotto interno lordo le differenze rimangono: lo Stato italiano per l’istruzione universitaria spende lo 0,88% del Pil contro l’1,27% medio nella Ue. Se il discorso si allarga a tutta l’istruzione, a partire dalla scuola materna, l’impegno del settore pubblico corrisponde al 4,44% del prodotto interno lordo, una percentuale (ancora) inferiore alla media dell’Unione Europea, che è del 5,02%. Ed è chiaro che se i soldi non ce li mette lo Stato, ce li deve mettere la famiglia. |
Un laureato guadagna di piùTorniamo agli studi universitari. Non sono inclusi nell’obbligo scolastico, si tratta perciò di una scelta che le famiglie e gli studenti fanno autonomamente, ed è a tutti gli effetti un investimento per il futuro che prevede che a fronte di costi non indifferenti vi sia un ritorno in termini di maggiori salari. Ora: se moltiplichiamo i 2.717 euro annui versati dai privati per l’istruzione universitaria di un figlio per cinque (il numero di anni di un percorso completo) abbiamo un esborso complessivo di 13.585 euro.Ne vale la pena? La risposta è sì. I dati dell’Ocse dicono che in Italia il 43% dei lavoratori laureati guadagna uno stipendio superiore di almeno il 50% alla mediana e che solo il 24% dei diplomati può ambire ad avere un salario superiore alla mediana. |
L’occupazione post laureaDai dati di Almalaurea del 2023 sappiamo quali sono i corsi di laurea che offrono le migliori possibilità lavorative. Al primo posto, Ingegneria industriale e dell’informazione: a cinque anni dal conseguimento del titolo sono occupati il 95,6% dei laureati in questa disciplina. Segue Informatica e tecnologie ICT con il 94,6% e poi Architettura e ingegneria civile con il 92,5%, mentre tra i laureati in Economia risultano occupati il 91,2%, poco più che nel ramo medico-sanitario e farmaceutico con il suo 90,9%. Dati alla mano, insomma, l’investimento che una famiglia si trova ad affrontare non è affatto trascurabile e deve essere programmato con cura e per tempo. |
Liquidità oggi
Anche nel 2020 gli italiani si sono confermati risparmiatori eccezionali.In passato c'erano soluzioni semplici ed immediate, entrate nel costume finanziario italiano, come titolo di stato e buoni postali su cui poggiava il passaggio da RISPARMIATORI ad INVESTITORI.Oggi, tutto è cambiato!Rendimenti negativi dei bond, tassi sotto zero e contesto finanziario COSTRINGONO il risparmiatore di oggi ad abbandonare la vecchia zona di confort.
Prima ognuno se ne rende conto meglio è!
La liquidità "ragionata" è un VALORE AGGIUNTO nel piano finanziario di ognuno, rappresenta il mezzo per creare OPPORTUNITÀ sui mercati.
La liquidità " insensata" diventa un fardello tra costi di conto, bolli, pseudo patrimoniali e possibili tassi negativi riversati sui clienti.
“Corri e vendi tutto” anzi no!
Vendere tutto e aspettare la fine della tempesta è la tentazione che avrà persuaso tanto investitori ad inizio crisi da Covid19. Cadere in questo tranello emotivo fà da moltiplicatore di problematiche per l’investitore come, rendere una perdita da ‘virtuale’ a‘reale’o, peggio ancora, trovarsi invischiati con il dubbio di quando sia il giusto momento per rinvestire la liquidità. Guardiamo al passato per trarne degli insegnamenti per il futuro.
Piazzarsi coerentemente con il giusto profilo di rischio ed un portafoglio “robusto” è la miglior garanzia di resilienza per ogni investimento. La correzione del 2008, infatti, insegna che restare investiti nella giusta maniera costituisce una solido scudo a qualsiasi momentanea turbolenza.

Quindi meglio evitare di crearsi ulteriori problemi perché:
- Quando si decide di disinvestire, si contabilizza una perdita che da ‘virtuale’ diventa ‘reale’;
- Nel momento in cui si decide di vendere, si hanno a disposizione sostanzialmente due opzioni: si contabilizza la perdita e si rimane in liquidità oppure si aspetta a rientrare in un secondo momento.
- Nel primo caso si rinuncia a partecipare al rialzo strutturale di lungo termine dei mercati finanziari, in particolare di quello azionario. Prendendo un investimento nell’azionario USA ininterrotto dal 12/9/2008 al 27/3/2020 (cioè in un periodo che include sia la profonda correzione della crisi 2008-2009 che quella attuale partita lo scorso 19 febbraio) 100 mila euro sarebbero cresciuti fino a 266.750 euro (+166,75%) mentre se l’investimento fosse stato riscattato il 15 ottobre 2008 per poi impiegare tutto il ricavato in fondi monetari euro il capitale al 27/3/2020 sarebbe ammontato a 76.026 euro (fonte: elaborazioni in euro su indice S&P 500 e indice dei fondi monetari euro).
- Nella seconda opzione, invece, è necessario individuare il momento in cui rientrare. Quando farlo? Come si riesce a sapere quando la situazione è tornata in carreggiata? Qual è o quali sono gli elementi che permetteranno di rientrare sul mercato? Nel tentativo di individuare il momento esatto (market timing) il rischio, come abbiamo ipotizzato nell’esempio, è quello di perdersi una buona parte del recupero dei mercati. I quali, è bene tenerlo sempre bene a mente, si muovono con largo anticipo rispetto all’economia e al contesto: i loro movimenti tendono ad anticipare gli scenari all’orizzonte, siano essi negativi che positivi con una rapidità altrettanto veloce quanto lo è stata la correzione.
La soluzione per evitare ciò sta nel fatto che ogni investitore deve far suo il fatto chenon sappiamo quando una crisi potrà accadere, ma come tutte quelle del passato anche questa causata dall’epidemia da coronavirus avrà una sua fine. La messa in pratica, poi, sta nel restare investiti facendo leva su un portafoglio durevole, ben diversificato nelle asset class, nelle valute, nelle fonti di rendimento, e progettato per raggiungere precisi obiettivi a medio lungo termine, costituisce un solido scudo a qualsiasi momentanea turbolenza.
Restare razionali durante le turbolenze
Mentre la peggior crisi dal dopo guerra a causa del COVID-19 viene
affrontata dai mercati, per gli investitori incerti diventa un ottimo banco di
prova per conoscere meglio la refrattarietà delle proprie convinzioni
finanziarie.
Come si è comportato il mercato
storicamente? E quali azioni può mettere in atto un investitore per tutelare il
proprio piano finanziario? Utilizziamo l'infografica
del New York Life Investments per
analizzare la situazione.
Il mercato rimbalza nel tempo
Il mercato “gioca” per anticipare quello che accadrà, tra previsioni,
analisi e congetture. Spesso giuste, a volte di poco inesatte. Ma c’è sempre l’imprevedibile
come guerre, epidemie o crisi improvvise. Ogni flessione è stata storicamente
di breve durata, con lo S & P 500 che nella maggior parte dei casi ha
registrato guadagni di 12 mesi.
Evento | Data di mercato bassa | Variazione% di 6 mesi, S&P 500 | Variazione% di 12 mesi, S&P 500 |
Israele arabo guerra / embargo petrolifero |
05-Dec-73 | -2.01% | -28,24% |
Crisi iraniana degli ostaggi | 07-Nov-79 | 7,32% | 29.35% |
Lunedì nero | 19-Ott-87 | 14.71% | 23.19% |
Prima Guerra del Golfo | 09-Jan-91 | 20.75% | 34.07% |
Attacchi dell'11 settembre | 21-Set-01 | 19.44% | -12,47% |
SARS | 11-Mar-03 | 26.94% | 38.22% |
Crisi finanziaria globale | 09-Mar-09 | 52.75% | 68.57% |
Intervento in Libia | 16-Mar-11 | -3,25% | 11,72% |
Brexit | 27-Giu-16 | 13.41% | 20.94% |
Le due eccezioni sono l'embargo
petrolifero del 1973 e gli attacchi dell'11 settembre, in cui i mercati hanno
impiegato più tempo a riprendersi ma lo
hanno fatto.

Lo stress emotivo che colpisce gli
investitori durante crisi o recessioni può facilitare le scelte sbagliate come
la vendita o il rifugiarsi in asset “sicure” distruggendo la diversificazione
iniziale e quindi sconvolgendo il profilo di rischio.
La storia ci insegna che è in momenti come
questo che stiamo vivendo che si costruiscono i successi finanziari futuri,
semplicemente NON FACENDO NULLA o
meglio ancora UTILIZZANDO DELLA
LIQUIDITA’ EXTRA.
Vediamo due casi opposti, ipotizzando di investire $1000 :.
- L’investitore A, reagisce emotivamente al declino del mercato e vende le sue azioni al minimo di mercato e non rientra nel mercato fino a quando i prezzi non raggiungono il picco precedente
- L’investitore B, reagisce razionalmente nonostante la volatilità del mercato e mantiene i suoi investimenti.

Alla fine di sette anni, A si
ritrova con quasi il doppio di B grazie
ai giusti comportamenti adottati durante una flessione come quella del 2008 che
tutti ricordiamo.
Passare all’azione
E’ evidente come i giusti comportamenti siano una variabile fondamentale
per il conseguimento di ottimi risultati negli investimenti, e la teoria ne
amplifica l’efficacia.
Ma in pratica cosa può, e deve, fare un investitore per affrontare le
tempeste finanziarie?
Ecco 3 regole per riuscire a gestire le emozioni:
- Mantienere la rotta.
La maggior parte degli investitori può trattenere i propri titoli, soprattutto
se sono molto lontani dalla pensione. Se apportano contributi regolari,
gli investitori possono continuare a farlo piuttosto che cercare di
cronometrare il mercato. - Rivedere le allocazioni degli asset.
Gli investitori dovrebbero assicurarsi che il loro mix di allocazione delle
attività rifletta ancora la tolleranza al rischio, l'età, lo stile di vita
desiderato e altri redditi disponibili. La diversificazione del
portafoglio è inoltre estremamente importante per aiutare a gestire il rischio
e fornire un rendimento competitivo. - Avere un fondo di emergenza in contanti.
Le discese possono essere affrontate in maniera proattiva, e positiva, andando
ad impiegare la liquidità di emergenza accantonata precedentemente. Ogni pianificazione
finanziaria DEVE prevedere un fondo di emergenza in liquidità. Generalmente
consiglio dalle 3 alle 6 mensilità. Il vantaggio è duplice, come avere
disponibilità per gli imprevisti e non dovere smontare le pianificazioni di
lungo, oppure, avere cartucce liquide per mettere un boost alla parte azionaria
durante i forti ribassi.
Queste azioni aiutano gli investitori a rimanere concentrati sui loro piani
di investimento.
Alimentare le conoscenze ed imparare ad
accettare la volatilità restano sempre le migliori armi per l’investitore per
ottenere un successo maggiore a lungo termine.
Corona virus: che fare con gli investimenti
Alla riapertura delle borse asiatiche in profondo ROSSO, ma senza stupore penso sia giusto e doveroso fare il punto della situazione visto che molti investitori mi hanno chiesto consigli sui loro investimenti.
Due le principali risposte che ho dato in base all'esposizione ed all'orizzonte temporale:
- Non hai esposizioni sulla Cina attualmente ed orizzonte temporale lungo, magari è l'occasione aprire una posizione con testa
- Hai l’esposizione sulla Cina allora si possono fare 2 ragionamenti in base al profilo d'investimento partendo da questa foto:

- Profilo dinamico di lungo periodo: mantieni la posizione e se hai liquidità media senza sovraesporti. La Cina è il futuro, con un’economia formata da circa 1.5 Miliardi di persone,una classe media in costante miglioramento e con un contributo alla crescita del PIL globale del 28% con crescita del PIL interno superiore al 5% annuo;
- Profilo prudente: Tutti i portafoglio odierni hanno la Cina come asset, e spero in questo caso con il contagocce, quindi si potrebbe considerare la situazione per portare a casa i profitti maturati negli ultimi anni ( CHE DEVONO ESSERCI) e magari sfruttare lo strumento del piano di accumulo per ricreare una coerente posizione sul mercato cinese.
Razionalmente tutte le considerazioni che dobbiamo fare sulla Cina, così come su ogni altro Paese ed asset, devono basarsi su evidenze e dati concreti come questi:

Analizzando dati e fondamentali, è evidente come la Cina sia certamente una potenza di primo livello globale, nonostante il calo della crescita del PIL reale al 5% per quest'anno.
Numero pazzesco pensando a quello italiano no?
Parlando di investimenti, in conclusione, il consiglio che vi do è uno:
NON ASCOLTATE TG E MEDIA, ma piuttosto concentratevi sui dati come l'inflazione, il tasso di disoccupazione e la crescita del Pil perchè questo è ciò che farà la fortuna di un paese e dei vostri investimenti.