Quando aspettare è il vero rischio: come agire nel 2025 tra incertezza, banche USA e mercati emergenti
2025: mercati che parlano lingue diverse
La settimana finanziaria appena conclusa è un perfetto esempio di disallineamento dei segnali:
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🏦 Il settore bancario USA (con JPMorgan in testa) ha toccato nuovi massimi, segno di fiducia e utili solidi.
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🌍 I mercati emergenti sorprendono con +10% da inizio anno, trainati da valute forti e tassi reali elevati.
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⛽ Il petrolio invece cala, segnalando minori pressioni inflazionistiche… ma anche fragilità globale.
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📈 L'indice VIX, termometro della paura, mostra una timida ripresa in vista di possibili turbolenze estive.
Il risultato? Confusione diffusa.
E quando le informazioni si moltiplicano ma non convergono, molti investitori scelgono l’unica via che sembra sicura: non fare nulla.
L'illusione dell'attesa: la trappola della paralisi da analisi
Questa reazione ha un nome ben preciso nella finanza comportamentale: paralisi da analisi.
Accade quando il sovraccarico di dati, opinioni e previsioni ci porta a un blocco decisionale. Invece di scegliere, si procrastina. Si rimanda. Si aspetta il “segnale chiaro”.
Ma nei mercati non esiste mai un segnale davvero chiaro.
E più si aspetta, più si rischia di:
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Entrare quando i prezzi sono già saliti
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Perdere rendimenti cedolari o dividendi
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Mantenere alta la quota di liquidità a rendimento reale negativo
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Accumulare stress da incertezza prolungata
Aspettare oggi ha un costo reale, spesso superiore a quello di un investimento prudente ma attivo.
I segnali che (forse) stiamo ignorando
Mentre tanti investitori attendono segnali “definitivi”, i mercati stanno già tracciando nuove direzioni:
🏦 Settore bancario USA in rally
JPMorgan, Goldman Sachs, Bank of America: i titoli bancari sono in forte crescita, trainati da risultati positivi e prospettive di margini favorevoli.
Il mercato anticipa: anche se i tassi si abbasseranno gradualmente, il business bancario resta redditizio e sottovalutato.
👉 Opportunità per ETF finanziari USA o fondi settoriali.
🌏 Mercati emergenti in crescita
Con valute forti e inflazione sotto controllo, i paesi emergenti stanno battendo i mercati sviluppati da inizio anno.
Tassi reali positivi + forza interna = attrattività per investitori internazionali.
👉 Opportunità per ETF paesi emergenti local currency o multi-asset EM.
📉 Petrolio e VIX: segnali di “quiet storm”?
Il petrolio è sceso verso i 65 $/barile, ma l’ombra della geopolitica non è sparita.
Il VIX è basso ma in ripresa. L’estate potrebbe essere turbolenta, soprattutto se a luglio scatteranno nuove incertezze daziarie o elettorali.
👉 Opportunità per inserire asset decorrelati, oro, e strumenti difensivi.
Strategie per agire (senza strafare)
Come evitare la trappola dell’immobilismo senza buttarsi a capofitto?
Con azioni piccole, ma consapevoli:
✅ Entrata frazionata (PAC)
Investire a tappe riduce il rischio di timing e ti mantiene mentalmente “dentro” al mercato.
Perfetto per ETF/Fondi globali, settoriali o obbligazionari.
✅ ETF e Fondi a scadenza
In questo contesto, strumenti target maturity offrono certezze (relative) su scadenze e rendimenti.
Utili anche per “parcheggiare” la liquidità in modo più efficiente.
✅ Bilanciati flessibili o “risk-controlled”
Un portafoglio che si adatta è meglio di uno statico. I fondi flessibili moderni ribilanciano tra equity e bond secondo lo scenario.
✅ Inserimento di asset antifragili
Oro fisico o ETF su materie prime, ETF min volatility, liquidità “intelligente” su conti remunerati.
Serve equilibrio tra protezione e rendimento.
La vera abilità è agire quando tutti esitano
Molti investitori ritengono che la prudenza consista nel “fare niente”.
Ma in un mondo che cambia ogni settimana, fare qualcosa in modo misurato è spesso la vera prudenza.
Come consulente finanziario vedo ogni giorno due profili:
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Quelli che vogliono il “segnale perfetto” → e aspettano per mesi
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Quelli che iniziano con una quota parziale → e restano in controllo
Chi vince nel lungo periodo? Sempre i secondi.
📩 Se anche tu stai aspettando il “momento perfetto”…
💡 Forse è il momento giusto per strutturare una strategia su misura, che funzioni anche quando il mercato non dà certezze.
Scrivimi e ne parliamo insieme.
Aspettare o Agire?
Scenario 2025: stabilità apparente, incertezza latente
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un paradosso: i mercati finanziari globali hanno dimostrato una sorprendente stabilità, nonostante un contesto di fondo ancora molto fragile. Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente, la persistente incertezza sulle politiche monetarie e i segnali contrastanti dall’economia reale stanno creando un ambiente complesso da decifrare.
In questo scenario, molti investitori — sia privati che istituzionali — si sono rifugiati in una posizione di attesa. Ma restare immobili, oggi più che mai, rischia di essere una decisione più pericolosa di un movimento misurato e consapevole.
Tassi fermi oggi, ma tagli in vista: cosa cambia davvero?
Negli USA, la Federal Reserve ha mantenuto i tassi invariati al 5,25%-5,50%, ma ha ribadito la previsione di due tagli nel corso del 2025. La BCE ha già mosso il primo passo, riducendo i tassi di 25 punti base. Questo segnala un possibile cambio di paradigma: siamo a un punto di svolta della stretta monetaria.
Ma attenzione: i mercati tendono ad anticipare. Quando la banca centrale annuncia tagli futuri, i prezzi obbligazionari iniziano già a muoversi. Aspettare troppo, dunque, può farci perdere il vantaggio del tempismo.
L’illusione della liquidità: prudenza o paralisi?
Tenere alta liquidità è spesso visto come scelta prudente, soprattutto in periodi incerti. Ma se i tassi iniziano a scendere, il costo opportunità dell’attesa cresce:
Si perdono cedole potenziali
Si rischia di rientrare a prezzi più alti
L’inflazione continua ad erodere valore reale
Esempio pratico: un portafoglio di 100.000 € lasciato fermo per 12 mesi con inflazione al 2,5% perde circa 2.500 € di potere d’acquisto, senza contare eventuali opportunità mancate.
Strategie d’azione intelligenti: non impulsive, ma adattive
Agire non significa “fare tutto subito”.
Significa iniziare con metodo. Ecco 4 strategie adatte a questo scenario:
1. Ingresso frazionato e progressivo
Non investire tutto in una volta. Distribuisci nel tempo (es. Piani PAC su ETF o fondi) per diluire il rischio e sfruttare le oscillazioni.
2. ETF/ Fondi obbligazionari target maturity
Ideali per chi vuole visibilità sulla scadenza e rendimento atteso. In un contesto di tassi stabili o decrescenti, offrono una soluzione semplice e trasparente.
3. Portafogli bilanciati flessibili
Permettono esposizione a più asset class con ribilanciamento automatico. Utili per restare investiti ma con protezione dinamica.
4. Asset decorrelati (oro, materie prime, infrastrutture)
In caso di nuove fiammate inflattive o tensioni geopolitiche, questi strumenti aiutano a stabilizzare il portafoglio.
Il ruolo della consulenza: non è il “se”, ma il “come”
Molti investitori si chiedono “ma è il momento giusto per investire?”
La verità è che non esiste “il momento perfetto”.
Esiste il piano giusto per il tuo profilo, orizzonte temporale e obiettivi.
Qui entra in gioco il ruolo del consulente:
Ti aiuta a filtrare il rumore
Costruisce una strategia coerente
Ti protegge da decisioni emotive
Le emozioni sono nemiche dell’investitore razionale
Stare fermi è spesso il risultato della paura. Ma come insegna la finanza comportamentale, agire sull’emotività (sia nella fretta che nell’immobilismo) è uno dei principali errori degli investitori.
La disciplina, invece, porta risultati nel lungo periodo.
📉 Chi ha investito nel momento peggiore del 2008 e ha mantenuto la rotta, oggi ha più che raddoppiato il capitale.
📈 Chi ha aspettato il “momento giusto” spesso è rientrato tardi… a prezzi più alti.
Un confronto tra tre investitori:
A: investe subito in portafoglio bilanciato (50/50)
B: attende 6 mesi
C: attende 12 mesi
Risultato: nel lungo periodo, anche con ingresso in momenti sub-ottimali, chi ha iniziato prima tende a ottenere rendimenti maggiori.
💬 Vuoi creare un piano d’azione solido e personalizzato per affrontare la seconda metà del 2025?
📩 Scrivimi: possiamo costruire insieme un portafoglio dinamico, prudente e in grado di adattarsi ai cambiamenti.
Volatilità, Crolli e Riprese: Cosa Insegna il 2025 agli Investitori
Introduzione
Il 2025 ha già offerto agli investitori un esempio vivido di cosa significhi "puke and rally": una caduta brusca dei mercati seguita da un recupero altrettanto rapido. In questo articolo esploreremo cos'è realmente questo fenomeno, come si è verificato storicamente, e come puoi affrontarlo con una strategia finanziaria solida e guidata.
Cos'è un "Puke and Rally"?
Il termine inglese "puke and rally" si riferisce a una sequenza frequente nei mercati finanziari: un crollo repentino (puke) dovuto a paura o prese di profitto, seguito da un rimbalzo significativo (rally) una volta che le emozioni si placano. Questo pattern, anche se psicologicamente destabilizzante, è sorprendentemente comune nella storia dei mercati.
Il Caso S&P 500 nel 2025
L’indice S&P 500 ha iniziato il 2025 con una performance positiva, salendo di circa il 5% entro metà febbraio. Tuttavia, nelle settimane successive ha registrato una correzione di oltre il 15%, raggiungendo un drawdown massimo del 18,9%. Da quel minimo, il mercato ha poi recuperato circa il 14% in poche settimane, riducendo la perdita annuale a meno del 4%.
Analisi Storica: Quante Volte è Successo?
Secondo l’analisi di Ben Carlson, dal 1950 ad oggi si sono verificati 41 anni in cui l’S&P 500 ha subito un drawdown a doppia cifra. In 25 di questi anni (oltre il 60%) il mercato ha chiuso in positivo. In ben 16 casi, il guadagno annuale è stato persino a doppia cifra.
Perché Succede?
I mercati non si muovono solo per motivi razionali: emozioni, algoritmi, reazioni a notizie e report economici giocano un ruolo importante. Quando l’incertezza cresce, molti investitori reagiscono impulsivamente. I "puke" diventano inevitabili. Ma appena lo scenario si stabilizza, chi ha mantenuto la calma può beneficiare del rally.
Come Gestire la Volatilità: La Prospettiva di un Consulente Finanziario
Il ruolo di un consulente finanziario non è quello di prevedere ogni movimento, ma di aiutare l’investitore a mantenere il giusto orientamento durante i momenti turbolenti. Le strategie includono:
- Allocazione coerente e personalizzata del portafoglio
- Ribilanciamento periodico
- Gestione del rischio tramite diversificazione
- Comunicazione continua con il cliente
Chi ha un piano ben costruito e un professionista al proprio fianco tende a uscire da questi momenti con più serenità e, spesso, con risultati migliori.
Conclusione
La storia ci insegna che i mercati attraversano cicli, ma raramente seguono un percorso lineare. Il 2025 è solo l’ultimo esempio di come paura e opportunità convivano nei grafici finanziari. Con una guida esperta, puoi trasformare l’incertezza in una leva per crescere.
Contattami per una consulenza personalizzata e per strutturare insieme un piano d’investimento resiliente.
Guerra commerciale: la Cina cambia passo
- A proposito di cambiamenti: anche la Cina volta pagina negli obiettivi per l’anno in corso.
- Il target di crescita è del 5%, con un maggior focus sui consumi privati e sulla nuova economia.
- Bene sintonizzarsi su tutte le aree geografiche: ovunque possono sorgere nuove opportunità.
FASE SFIDANTE PER IL BENCHMARK USA, RALLY PER L’HANG SENG
Variazione percentuale da inizio anno al 10 marzo 2025
Fonte: Elaborazione Wealthype su dati Investing.com
C’è parecchio che bolle, sui mercati: lo vediamo tutti i giorni e non è necessariamente una cattiva notizia, perché – come sempre diciamo – tra una portata e l’altra possono venir fuori interessanti opportunità. Per esempio, pur non smorzandosi i riflettori sugli States (al di là delle varie ed eventuali correzioni in corso, restano pur sempre la prima economia mondiale), altri se ne stanno accendendo sull’Europa e la Cina. Oggi ci concentriamo su quest’ultima. La seconda economia al mondo (dopo gli Stati Uniti d’America, appunto) ha tutta l’intenzione di crescere ancora. In barba ai dazi trumpiani.
La Cina ha alzato il velo sui suoi obiettivi per l’anno in corso
Nella prima settimana di marzo, il Congresso Nazionale del Popolo e la Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese si sono riuniti a Pechino per le cosiddette “Due sessioni”. Si tratta dell’appuntamento politico più importante dell’anno, e il motivo è semplice: definisce l’agenda economico-politica cinese per i dodici mesi. Quindi, stavolta, per il 2025. Un anno che ha segnato il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump e l’avvio di una nuova guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti d’America.
Nel giorno di avvio del Congresso Nazionale del Popolo, il primo ministro della Repubblica Popolare Cinese Li Qiang ha presentato il rapporto sul lavoro del governo, che contiene le priorità per l’anno in corso: obiettivi di crescita del PIL, quindi, ma anche inflazione e deficit di bilancio. E proprio da questo rapporto si evince che Pechino non intende badare a spese pur di dare una spinta ai consumi, raggiungere il suo obiettivo di crescita di “circa il 5%” annuo e stimolare i rialzi dei prezzi, attualmente in deflazione (cioè non crescono e anzi scendono, proprio perché la sollecitazione che arriva dai consumi e dagli investimenti aziendali non è al momento sufficiente).
L’obiettivo per Pechino è una crescita del +5% circa nel 2025
Ebbene, sì: per Pechino, l’obiettivo di espansione annuale è del 5% “circa”. Il “circa” potrebbe essere la spia dell’incertezza che aleggia intorno all’impatto delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, in un contesto in cui non è da escludersi la possibilità di un accordo fra le due superpotenze economiche.
LA CINA HA FISSATO UN AMBIZIOSO OBIETTIVO DI CRESCITA PER IL 2025
Pechino intende mantenere un ritmo di espansione economica sostenuto
Fonti: Ufficio Nazionale di Statistica, Rapporti di Lavoro del Governo, Bloomberg
L’incrocio di spade (commerciali) rappresenta del resto solo l’ultima delle sfide per un’economia già gravata dalle difficoltà del comparto immobiliare e dal rallentamento della spesa dei consumatori e degli investimenti delle imprese private: due temi, questi ultimi, che i funzionari governativi – e il Partito Comunista Cinese di cui sono espressione – sembrano avere tutta l’intenzione di risolvere.
Avanti tutta sulla domanda interna e sulla spesa per i consumi
In tutto il documento presentato da Li, la parola “consumi” è menzionata ben 27 volte: il massimo da circa un decennio, ossia – più o meno – da quando il presidente Xi Jinping ha assunto l’attuale carica. Lo “sviluppo di alta qualità” – uno slogan che incarna la spinta di Xi alla promozione dell’industria manifatturiera ad alta tecnologia – ricorre molto meno frequentemente rispetto all’anno precedente. Anche se, come vedremo tra poco, non è un punto affatto trascurato.
NEL NUOVO DOCUMENTO PROGRAMMATICO, LA CINA DÀ PRIORITÀ AI CONSUMI
La parola “consumi” è citata 27 volte, il massimo da oltre un decennio
Fonte: Bloomberg, Rapporti di Lavoro Annuali del Governo
Rinnovato sostegno alle aziende e al tech (anche in chiave anti-USA)
Allo stesso tempo, infatti, Pechino non trascura la tecnologia e l’Intelligenza Artificiale. In seguito al lancio di DeepSeek (modello linguistico su larga scala basato sull’IA generativa e giudicato rivoluzionario in termini di contenimento dei costi e del consumo energetico), il presidente Xi non ha mancato di trasmettere segnali di apertura al mercato e in particolare alle aziende tech, dopo anni caratterizzati da un’elevata pressione regolatoria.
Un rinnovato sostegno sugellato dall’incontro che a febbraio proprio Xi ha avuto con le più importanti aziende cinesi, alle quali ha assicurato l’affiancamento del governo. La domanda, ora, è quali forme potrà assumere questo slancio di fronte all’imprevedibilità tariffaria di Trump e all’intensificarsi della competizione tra Cina e Stati Uniti per la supremazia tecnologica.
Fatto è che il presidente Xi e il suo entourage sembrano intenzionati a emancipare l’economia cinese dalla sua dipendenza dal mercato immobiliare, creando nuovi spazi per i consumi e per l’iniziativa privata. Basterà questa ricetta, sulla quale si stanno concentrando i massicci stimoli delle autorità, per generare crescita?
Prezzi anemici in Cina: affrontare (e vincere?) la sfida della deflazione
Lo sapremo tra qualche mese, esaminando i dati sui prezzi in Cina. Il Paese non ha granché partecipato alla fiammata che ha investito tutte le economie avanzate dall’autunno del 2021 in avanti. Anzi: si candida a registrare il più lungo periodo di deflazione dagli anni Sessanta proprio a causa della debolezza dei consumi e degli investimenti.
IN CINA SI PREVEDE LA PIÙ LUNGA DEFLAZIONE DAGLI ANNI SESSANTA
Gli economisti pronosticano prezzi in calo per il terzo anno consecutivo nel 2025
Fonte: Ufficio Nazionale di Statistica, Bloomberg. I dati si riferiscono al deflatore del PIL*
*Il deflatore del PIL è calcolato come il divario tra la crescita del PIL nominale e la crescita del PIL reale.
La deflazione, è utile ricordarlo, è una diminuzione del livello generale dei prezzi. In un tacito riconoscimento delle pressioni in tal senso, il governo ha ridotto il suo obiettivo ufficiale di incremento dei prezzi al consumo al +2% annuo circa, il livello più modesto dal 2003. E già questa è comunque una bella sfida. Per capirne la reale portata, basti dire che a febbraio l’indice dei prezzi al consumo in Cina è sceso del -0,7% su base annuale, portandosi sotto lo zero per la prima volta in 13 mesi. Né va granché meglio sul fronte dei prezzi alla produzione.
Un ambizioso piano fiscale per spingere la crescita economica
Programmi di crescita ambiziosi reclamano ambiziosi piani fiscali. E infatti è previsto che la politica fiscale diventi “più proattiva”, con un incremento del deficit del bilancio pubblico dal 3% al 4% del PIL: il più consistente obiettivo di deficit fiscale in oltre tre decenni, che si accompagna all’impegno ad aumentare l’emissione di obbligazioni degli enti locali a livelli record.
Il governo emetterà 1.300 miliardi di yuan in obbligazioni a lunghissimo termine, rispetto ai 1.000 miliardi di yuan dell’anno passato. Di questi, 300 miliardi andranno a finanziare i consumi (nel dettaglio, un programma lanciato l’anno scorso su sconti per quei consumatori che decidono di cambiare auto o elettrodomestici). Il resto del denaro andrà alla realizzazione di grandi progetti infrastrutturali e allo stimolo alle imprese affinché aggiornino le loro attrezzature.
E la banca centrale? Farà la sua parte, è ovvio: la politica monetaria passerà da “prudente” a “moderatamente allentata” per la prima volta in più di un decennio, con una riduzione dei tassi di interesse e della quantità di denaro che i creditori dovranno accantonare nelle riserve.
Cosa implicano i target cinesi per chi investe?
Investire in Cina sembra offrire alcune interessanti opportunità, in virtù degli obiettivi di crescita e della rinnovata apertura ai mercati. È però fondamentale ricordare che una strategia di diversificazione ben pianificata, che ricomprenda anche altre aree geografiche e settori, è la chiave per bilanciare il rischio e massimizzare il potenziale rendimento a lungo termine. Vale sempre e ovunque: da Nord a Sud, da Ovest all’Estremo Oriente.
COSA SUCCEDE ADESSO PER I MIEI INVESTIMENTI CON TRUMP?
Probabilmente la domanda che riceveranno gran parte dei consulenti finanziari oggi e nei prossimi giorni dai propri clienti.
Ci sono due possibili risposte:
- i settori x e y saliranno, z scenderà. I dazi rischiano di complicare le esportazioni con perdite per PMI europea. EU e USA potrebbero allontanarsi e si riapre la questione Cina e....
- NULLA. Ci potrà essere volatilità nel breve, qualche correzione nei prossimi mesi anche se nessuno sa quando esattamente. Quindi NULLA DI DIVERSO.
Nessuno può controllare i mercati, ne prevederlo MA TUTTI possiamo avere il controllo dei nostri piani e vita.
"Less is more"
TEMPO + METODO + GIUSTO COMPORTAMENTO
⤵️L'alternanza tra repubblicani 🔴 e democratici 🔵 dal 1901 e la crescita dello S&P500
Wealth Advisor Awards 2024 CityWire
Martedì sera si sono svolti i Wealth Awards 2024 organizzati da Citywire Italia. In una delle location più suggestive di Milano, Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa, ho ricevuto con grande orgoglio il premio come Miglior Consulente Finanziario 2024 per il Centro Italia.
Una conferma per il secondo anno e un riconoscimento che mi rende fiero di quanto fin ora fatto e mi motiva a fare sempre meglio per ciò che sarà.
Vorrei condividere il premio con chi mi supporta da quasi dieci anni, Giovanni Pacifici e Fabrizio Adriani e con tutti i miei clienti che hanno scelto di intraprendere una strada ardua all'inizio, ma oggi quanto mai giusta con risultati ed obiettivi raggiunti.
Ringrazio Fineco Bank, partner sin dal principio con il progetto giovani ed oggi struttura che mi mette a disposizione team di professionisti settoriali per una consulenza d'eccellenza a 360° anche feeonly.
Complimenti anche ai colleghi Luca Lapi e Luca La Rosa premiati nella stessa serata con l'augurio di prossimi importanti successi.
Qui le foto: https://citywire.com/it/news/cw-italia-wealth-awards-le-foto-della-premiazione-con-i-protagonisti-delle-reti-e-banche-private/a2444296
Grazie.
I rally di inizio anno: scopriamone di più
Tech ed oro da applausi ma attenzione alle mode
Sapere per evitare sbandate, le basi della consulenza finanziaria
SEMICONDUTTORI, BITCOIN, ORO: OGNI RALLY E' DIVERSO
L'inquietudine diffusa globalmente ha spinto il metallo giallo e le cripto
Fonte: elaborazione AdviseOnly su dati Investing,
performance da gennaio al 7 marzo 2024
Da un po’ di giorni a questa parte, alcune asset class sembrano più ricercate della "spezia" del pianeta Arrakis (vedi "Dune" e "Dune 2"). Da inizio anno al 7 marzo svettano in particolare i semiconduttori e il Bitcoin, in uno dei suoi periodici ritorni alla ribalta, ma in generale le quotazioni sono parse dominate dall’euforia e dall’appetito per il rischio su vari fronti. Per dire: l’S&P 500 ha chiuso il quarto mese positivo di fila, con una crescita del +21,5%. Ma non solo azionario, con il tech e il suo indotto in prima linea e cripto, in evidenza anche l’oro.
Ogni rally ha le sue ragioni: se i semiconduttori beneficiano dell’entusiasmo per le prospettive dell’AI, oro e Bitcoin rispecchiano l’inquietudine diffusa globalmente in questa particolare fase. Fatto sta che l’euforia, sui mercati, tende a propagarsi esponenzialmente. E questo set di rally può far venire la voglia di mettere un po’ di tutto in portafoglio. Il che è strategicamente sbagliato, esattamente come fissarsi su un rally in particolare. Occorre, invece, sforzarsi di mantenere una visione globale e diversificare: del resto, gli sviluppi geopolitici ed economici degli ultimi mesi e anni sono lì a ricordarci, fra le altre cose, l’importanza di una buona diversificazione e di un’allocazione equilibrata.
Il punto è proprio questo: la diversificazione va fatta con metodo e non "tanto per". Insomma, deve esserci una logica, altrimenti vengono meno gli innegabili e comprovati vantaggi
Quanto è bene diversificare?
Il buon senso, ormai lo sappiamo, consiglia di mantenere sempre i nervi saldi e di ripartire i rischi, anche quando l’effetto di questa suddivisione sembra essere contenuto. Ma quanto diversificare? Non esiste, ovviamente, una risposta valida per tutti i portafogli e per tutti gli investitori. Quel che è certo è che i dati ci dicono che l’eccessiva diversificazione rischia di annacquare i risultati di un portafoglio senza però ridurre significativamente il rischio.
Sostanzialmente, possiamo considerare due dati di fatto:
- ogni nuovo investimento che inseriamo in portafoglio ne riduce il profilo di rischio complessivo;
- allo stesso tempo troppe aggiunte, magari anche poco ragionate e fatte sull’onda del rally del momento, comprimono il rendimento atteso senza portare vantaggi apprezzabili in termini di mitigazione del rischio.
E allora, come diversificare? Seguendo alcuni parametri. Fra questi, ha dimostrato di avere una grande utilità la bussola della correlazione. Ma non è tutto semplice come può sembrare a un primo sguardo. Vediamo perché.
Correlazione: abbiamo una sola certezza, ed è che non è scolpita sulla pietra
Diversificare con criterio, quindi, per diversificare bene. In generale, per ottenere una buona diversificazione di portafoglio, è bene far coesistere due attività che abbiano una correlazione negativa (o decorrelazione). Facile, no? No, purtroppo: perché la correlazione non è immutabile.
Si tende a pensare alla correlazione fra due strumenti come all’altezza di una persona adulta, che una volta raggiunta non cambia più per tutta la vita. Ma la correlazione, come concetto, è più assimilabile al peso: può cambiare eccome. Per dire: ecco due asset class sulla cui decorrelazione abbiamo puntato per anni, salvo poi scoprire che non sono decorrelate sempre, nei secoli dei secoli. A volte si muovono nella stessa, medesima, direzione.
AZIONARIO VS. OBBLIGAZIONARIO:
LA CORRELAZIONE CAMBIA NEL TEMPO
Dati dal marzo 2014 al marzo 2024
Fonte: S&P Dow Jones Indices, divisione di S&P Global
E la prova ce la offre il portafoglio 60/40, composto al 60% da azioni e al 40% da obbligazioni: da circa due anni questo oramai consolidato approccio all’allocazione di portafoglio è un po’ sull’ottovolante, penalizzato nel 2022 a causa dell’inflazione e del conseguente rialzo dei tassi da parte delle banche centrali, più o meno in recupero dalla prima metà del 2023. E adesso? Le ragioni per detenere un portafoglio 60/40 possono ancora essere valide, consapevoli però che la situazione può evolvere e cambiare.
Per una diversificazione migliore è necessario conoscere la correlazione nel tempo
Possiamo quindi dire che per costruire un portafoglio bilanciato è necessario analizzare gli strumenti e la loro correlazione nel tempo, in modo da ottenere di volta in volta una diversificazione efficace. Questa strategia consente di proteggere il portafoglio dalle turbolenze dei mercati, cogliendo però al contempo le opportunità che si presentano, e che si confermano particolarmente interessanti proprio nell’azionario.
RENDIMENTI REALI ANNUALIZZATI IN DOLLARI USA E
PREMI DI RISCHIO (%) Mondo ex-USA, periodo 1900-2023
Fonte: UBS Global Investment Returns Yearbook: Summary Edition 2024.
Tutti i rendimenti includono i redditi reinvestiti, sono adeguati per l’inflazione e sono espressi come rendimenti medi geometrici.
Se la correlazione fosse immutabile, sarebbe semplice. Ma poiché muta, ci vogliono analisi dettagliate e conoscenze di mercato approfondite per ottimizzare la diversificazione di portafoglio anche nell’attuale fase storica.
Analisi di una recessione scampata nel 2024
La crescita economica globale, misurata dal PIL, tende a raggiungere una media del 3% nel lungo periodo. Quest’anno è prevista una crescita globale inferiore alla media del 2,5% (vedi grafico seguente) dopo il 3,1% nel 2023. Istituzioni come il FMI sono più ottimiste, stimando il 3,1% per il 2024 e il 3,2% per il 2025.
La “mappa termica” di seguito mostra l’evoluzione della crescita economica nelle maggiori economie del mondo. La crescita del PIL nel 2023 è stata più debole rispetto al 2021, in particolare in Europa e in alcune parti del mondo emergente.
Facciamo spesso riferimento agli indici dei responsabili degli acquisti (o PMI) come indicatori anticipatori della crescita delle aziende manifatturiere e dei servizi. Il PMI composito (che è una media ponderata delle condizioni del settore manifatturiero e dei servizi) ha ripreso una tendenza al rialzo dalla fine del 2023 (vedere il grafico seguente), con condizioni migliori sia per le imprese manifatturiere che per quelle dei servizi, un segnale positivo per la crescita globale e non in linea con una flessione generale.
Gli Stati Uniti rimarranno a prova di recessione?
La forza dell’economia statunitense è spesso un barometro per il resto del mondo attraverso il dato della domanda, essendo la più grande economia del mondo, e quello dei mercati finanziari, con molti dei principali mercati azionari, valutari e a reddito fisso che prendono il comando dagli Stati Uniti.
La forza dell’economia statunitense nel 2023, nonostante l’inasprimento dei tassi di interesse dall’inizio del 2022, è stata sorprendente. La crescita del PIL nel trimestre di dicembre del 2023 è stata del 3,3% annualizzato e le attuali aspettative per il trimestre di marzo di quest’anno si attestano al 3,4%. La spesa per consumi è stata la componente più forte della crescita, con contributi positivi provenienti dalla spesa pubblica e dagli investimenti delle imprese private, mentre le esportazioni nette e le scorte hanno penalizzato la crescita.
Nonostante questa forza, c’è ancora una moderata possibilità di una recessione negli Stati Uniti nel 2024, secondo alcuni indicatori anticipatori come la curva dei rendimenti invertita, i nuovi ordini ISM, alcune misure della fiducia dei consumatori e gli standard di prestito.
Il mercato del lavoro si sta indebolendo, con gli annunci di lavoro in calo e il tasso di disoccupazione in aumento (anche se è ancora basso rispetto alla storia).
L’inflazione è scesa al 3,1% su base annua e riteniamo che raggiungerà il 2,5% entro dicembre, poiché la crescita salariale si modera e contribuisce a ridurre l’inflazione dei servizi, il che dovrebbe consentire alla Federal Reserve americana di tagliare i tassi di interesse entro la metà del 2024. Prevediamo che la crescita del PIL rallenterà all’1,4% nel corso dell’anno fino a dicembre, ben al di sotto dei livelli del 2023, ma non del tutto coerente con una recessione, il che è positivo per la crescita degli utili statunitensi e per il mercato azionario.
L’economia dell’Eurozona dovrà lottare senza tagli dei tassi
La crescita del PIL dell’Eurozona è aumentata di poco nell’ultimo anno, con una crescita del PIL che alla fine del 2023 sarà pari solo allo 0,1% su base annua. La debolezza è evidente in Germania, Francia e Italia, mentre la Spagna continua a resistere (si veda il grafico seguente).
La crescita dell’Eurozona ha sofferto del rallentamento della produzione globale e del calo delle importazioni cinesi, che hanno pesato sulle esportazioni nette dell’Eurozona. L’inflazione è scesa al 2,8% nel corso dell’anno fino a gennaio (secondo l’IPC principale), in calo rispetto al suo massimo ciclico del 10,6% nell’ottobre 2022. Riteniamo che il contesto di scarsa crescita e il progresso dell’inflazione spingeranno la Banca Centrale Europea a iniziare a tagliare i tassi di interesse verso la metà dell’anno, o poco prima. Un miglioramento delle condizioni manifatturiere globali nel 2024 (secondo il PMI) e i tagli dei tassi dovrebbero portare la crescita dell’Eurozona allo 0,9% nel 2024, in miglioramento rispetto allo scorso anno.
La Cina ha bisogno di maggiori stimoli... ma potrebbe non ottenerli
L’economia cinese si trova ad affrontare numerosi ostacoli simultanei alla crescita. I lunghi lockdown legati al COVID-19 hanno avuto un forte impatto negativo sulla spesa dei consumatori (in particolare per i servizi), che deve ancora riprendersi completamente, il mercato immobiliare deve fare i conti con un eccesso di stock immobiliare, investimenti eccessivi e problemi con i costruttori, l’invecchiamento della popolazione ha ridotto la forza lavoro la produttività e la partecipazione e le azioni cinesi sono scese di oltre il 40% rispetto ai massimi del 2021, il che è negativo per la fiducia dei consumatori poiché molti cinesi utilizzano il mercato azionario come investimento (in assenza di un sistema pensionistico).
Riflettendo le condizioni di crescita debole, i prezzi al consumo cinesi sono in deflazione al -0,8% su base annua fino a gennaio (vedere il grafico seguente), il che pesa sugli utili aziendali, sui salari delle famiglie e deprime il sentiment.
I politici hanno concentrato le misure di stimolo sulla riduzione dei costi di finanziamento, sull’aumento delle emissioni di obbligazioni societarie e su programmi infrastrutturali mirati.
Ma, senza ulteriori misure di allentamento monetario e fiscale (in particolare affinché le famiglie aumentino la fiducia e incoraggino la spesa anziché il risparmio), la crescita cinese rimarrà contenuta. Prevediamo una crescita del PIL pari a circa il 4,6% nel 2024 e al 3% nel prossimo decennio. Si tratta di un tasso molto più basso di quello a cui il mondo era abituato, dato che la Cina cresceva a circa il 10% tra il 2006 e il 2010, anche se, dato che l’economia cinese è ora più del doppio di quella di allora, c’è ancora un vantaggio positivo e positivo. contributo considerevole alla crescita globale e alla domanda di materie prime (che è importante per l’Australia).
Quando inizierà il Giappone a inasprire la sua politica monetaria?
La Banca del Giappone è l’ultima grande banca centrale a non aver inasprito la politica monetaria nel periodo post-COVID. L’attuale tasso ufficiale è al -0,1% e i tassi di interesse oscillano tra il -0,1% e lo 0,5% dalla fine degli anni ’90. I bassi tassi di interesse rispetto ai concorrenti globali hanno visto lo yen giapponese deprezzarsi di oltre il 30% dal 2022. Tuttavia, la pressione sulla Banca del Giappone sta aumentando affinché inizi a inasprire la politica monetaria.
La Banca del Giappone ha già allentato il suo obiettivo di controllo della curva dei rendimenti sui rendimenti obbligazionari e il prossimo passo sarà quello di rimuovere completamente il controllo dei rendimenti prima di aumentare eventualmente i tassi di interesse. L’inflazione complessiva dei prezzi al consumo è pari al 2,6% su base annua fino a dicembre 2023 e al 2,8% per l’inflazione core (che esclude cibo ed energia).
Tuttavia, la difficoltà storica del Giappone nel sollevare e sostenere l’inflazione e le aspettative di inflazione e i recenti scarsi risultati in termini di crescita del PIL (che hanno visto la crescita del PIL crollare nei trimestri di settembre e dicembre 2023, il che significa una recessione tecnica) significano che la Banca del Giappone procederà con cautela nell’aumentare i tassi e quest’anno sono probabili solo 10-20 punti base di rialzi dei tassi.
Implicazioni per gli investitori dal consulente finanziario
Il 2024 sarà probabilmente un anno di crescita più lenta del PIL in tutto il mondo, ma una recessione globale è improbabile. Si tratta quindi di una buona notizia per gli utili globali e i mercati azionari, e prevediamo che le azioni globali registreranno rendimenti positivi intorno al 7% nel 2024. Un ulteriore calo dell’inflazione globale consentirà a numerose banche centrali globali di iniziare a tagliare i tassi di interesse entro la fine dell’anno, il che aprirà la strada a una crescita globale più forte nel 2025.
La geopolitica è sempre importante per gli investitori, ma nel 2024 ciò potrebbe avere ancora più importanza poiché circa il 50% della popolazione mondiale avrà un’elezione. Le elezioni causano incertezza e potenziali cambiamenti che probabilmente determineranno ulteriore volatilità nei mercati azionari. Le elezioni presidenziali statunitensi di novembre rappresentano un importante evento di rischio sia per gli Stati Uniti che per il mondo, soprattutto a causa del potenziale impatto delle elezioni sulla politica fiscale statunitense (e su come ciò si traduce in rendimenti obbligazionari) e sulla politica commerciale statunitense (soprattutto per quanto riguarda in Cina).
Le questioni geopolitiche spesso causano anche sconvolgimenti nei prezzi delle materie prime e nei costi di trasporto globali, che incidono sull’inflazione. Anche un secondo aumento dell’inflazione o un’inflazione persistentemente elevata rappresentano un rischio per le economie sviluppate nel 2024, il che ritarderebbe l’inizio dei tagli dei tassi di interesse da parte delle banche centrali.
Dove guarda ARK per il futuro: 3 temi dal rapporto Big Ideas 2024
Dai regni della fantascienza al mondo reale: robot e droni sono tra le innovazioni dirompenti e le tecnologie in via di sviluppo che ARK Invest di Cathie Wood evidenzia nel suo ultimo rapporto di ricerca annuale Big Ideas.
“Con la convinzione che l'innovazione sia fondamentale non solo per la crescita ma anche per la resilienza, ARK sottolinea la necessità di un'allocazione strategica all'innovazione nel portafoglio di ogni investitore”, osserva il preambolo del rapporto.
“Questo approccio mira a sfruttare le opportunità di crescita esponenziale spesso trascurate negli indici ad ampio spettro, fornendo allo stesso tempo una copertura contro i rischi posti dagli operatori storici che si trovano ad affrontare eventuali interruzioni”.
Il rapporto suggerisce che il valore del mercato azionario globale associato all’“innovazione dirompente” potrebbe aumentare dall’attuale 16% del totale a oltre il 60% entro il 2030.
“Di conseguenza, il rendimento azionario annualizzato associato all’innovazione dirompente potrebbe superare il 40% nei prossimi sette anni, aumentando la sua capitalizzazione di mercato da circa 19mila miliardi di dollari attuali a circa 220mila miliardi di dollari entro il 2030”, osserva.
Il rapporto completo è lungo più di 160 pagine, ma in questo articolo abbiamo selezionato alcune aree del rapporto.
Veicoli elettrici
La maggior parte di noi ha ormai sentito parlare di Tesla ( NASDAQ: TSLA ) e del suo colorato CEO Elon Musk. Potrebbe essere il marchio più riconosciuto nel settore dei veicoli elettrici, ma non è affatto l'unico.
Il rapporto ARK fa riferimento più volte alla Legge di Wright: le tecnologie che seguono la Legge di Wright, osservata da Theodore Wright nel 1938, diventano più economiche a un ritmo costante, man mano che aumenta la produzione cumulativa di quella tecnologia. Nel contesto dei veicoli elettrici, il costo delle batterie sta diminuendo, il che sta spingendo al ribasso il prezzo dei veicoli. Questo è in gran parte il motivo per cui ARK prevede che le vendite di veicoli elettrici aumenteranno del 33%, da circa 10 milioni nel 2023 a 74 milioni in tutto il mondo nel 2030.
“Se i veicoli elettrici continueranno a guadagnare quota, come crediamo, allora le auto usate e i nuovi veicoli elettrici avranno più senso economico rispetto ai nuovi veicoli con motore a combustione interna (ICE), forse causando una spirale mortale per i produttori automobilistici storici”, scrive ARK.
Fonti: ARK Investment Management LLC, 2024. Questa analisi di ARK si basa su una serie di dati sottostanti provenienti da fonti esterne.
Robotica
Il rapporto ARK richiama anche la Legge di Wright nella sua discussione sulla robotica, sottolineando che l'intelligenza artificiale, combinata con la diminuzione dei costi di hardware e software, sta migliorando la produttività. A sua volta, ciò sta stimolando la domanda e creando nuove opportunità di mercato per quella che viene definita “robotica generalizzabile”, che potrebbe generare un fatturato annuo di oltre 24 trilioni di dollari.
Questi robot vengono già impiegati in più parti dell’ambiente economico globale, tra cui:
- Militare,
- Agricoltura,
- Costruzione, e
- Medico.
Inoltre, vengono sempre più utilizzati negli ambienti di consumo, nei magazzini e nelle famiglie.
I robot sono destinati a funzionare in modo economicamente vantaggioso in ambienti non strutturati
Fonti: ARK Investment Management LLC, 2024. Questa analisi di ARK si basa su una serie di dati sottostanti provenienti da fonti esterne, che possono essere forniti su richiesta. Le previsioni sono intrinsecamente limitate e non sono affidabili.
Il rapporto rileva che il costo dei robot industriali è diminuito del 50% per ogni raddoppio cumulativo della produzione.
“È probabile che i robot collaborativi e gli esseri umani operino insieme, sia sulla strada, nelle fabbriche o a casa. Storicamente, le curve a S raggiungono punti critici quando l’adozione di nuove tecnologie si avvicina al 10-20% della quota di mercato”.
La “Curva a S” si riferisce alla tipica curva di adozione della tecnologia, che appare come una “S” se tracciata nel tempo.
Sempre più spesso i robot vengono utilizzati dalle aziende, in particolare per “liberare gli esseri umani da noiosi compiti fisici”, afferma il rapporto ARK. Nel grafico seguente viene indicato Amazon ( NASDAQ: AMZN ) come esempio evidente.
Nell’ambito delle industrie manifatturiere, si rileva che la robotica potrebbe aggiungere circa 28,5 trilioni di dollari al PIL manifatturiero globale entro il 2030.
Logistica autonoma
Un’altra area in cui ARK ritiene che l’automazione abbia un enorme potenziale è il modo in cui può ridurre i costi e alterare le catene di approvvigionamento.
“La logistica autonoma dovrebbe ridurre i costi di spostamento delle merci di 15 volte nei prossimi cinque-dieci anni”, afferma il rapporto.
“Droni e robot autonomi hanno effettuato milioni di consegne, mentre le società di autotrasporto autonome hanno percorso decine di milioni di miglia e stanno iniziando a rimuovere gli autisti addetti alla sicurezza”.
Questi cambiamenti si riversano anche in altre aree: il rapporto rileva che le operazioni autonome stanno modificando il comportamento di acquisto e incidendo sull’assistenza sanitaria accelerando la consegna di forniture salvavita, soprattutto nei mercati emergenti.
“Secondo la ricerca di ARK, i ricavi delle consegne autonome potrebbero passare da sostanzialmente zero oggi a 900 miliardi di dollari nel 2030”.
I veicoli autonomi che viaggiano e volano potrebbero ridurre i costi della catena di approvvigionamento
Fonte: ARK Investment Management LLC, 2024. Questa analisi ARK si basa su una serie di dati sottostanti provenienti da fonti esterne al 7 dicembre 2023. Le previsioni sono intrinsecamente limitate e su cui non è possibile fare affidamento.
Il rapporto rileva inoltre che le aziende con i maggiori volumi di dati reali probabilmente avranno un vantaggio competitivo nello sfruttare la logistica autonoma.
ARK stima che i ricavi derivanti dalla consegna autonoma potrebbero raggiungere i 900 miliardi di dollari entro il 2030. Suddiviso, ciò riflette il potenziale aumento di 450 miliardi di dollari delle entrate derivanti dalle consegne di cibo e pacchi tramite robot e droni e 450 dollari dai ricavi dei trasporti autonomi.
Agricoltura di precisione
Un’altra parte del più ampio tema della logistica automatizzata, il rapporto cita la continua automazione e i miglioramenti della resa nell’allevamento, nei transgenici e nei prodotti biologici agricoli (che sono prodotti derivati da microrganismi presenti in natura).
Cosa significa questo? Per le aziende agricole, ciò potrebbe comportare un risparmio sui costi e una generazione di commissioni paragonabili ai margini attualmente ottenuti dalle aziende di software.
“Di conseguenza, il valore della loro impresa collettiva potrebbe all’incirca raddoppiare fino a circa 600 miliardi di dollari su larga scala”.
Riflessioni di un consulente
Da inizio anno mi è capitato spesso di affrontare alcuni argomenti legati alla mia professione sia con clienti ma anche con persone che mi conoscono.
Mi fa sempre molto piacere parlare e confrontarmi sui “miei” argomenti, soprattutto perché mi spingono a fare riflessioni e considerazioni che oggi voglio condividere.
Investire nel lungo termine con il risparmio gestito
Spesso dico che la ricetta perfetta negli investimenti prevede sempre come ingrediente base la PAZIENZA. Il lungo termine poi farà il meglio per te ma, nonostante l’evidenza, spesso l’accoppiata non si concretizza. I motivi principali per cui sempre più persone non praticano investimenti a lungo termine sono che:
- Va contro tutto ciò che viene insegnato nelle business school – cioè il breve termine – da dove proviene la maggior parte degli influencer/esperti;
- Richiede un considerevole grado di pazienza perché è solo per lunghi periodi di tempo che il mercato alla fine gravita verso la media;
- La durata della vita delle imprese e i loro periodi di vantaggio competitivo, in media, si stanno accorciando;
- I nostri tempi di attenzione e i periodi di attesa si stanno riducendo, e
- Il “rumore” è ingrandito dai sistemi informativi moderni a livelli mai raggiunti prima.
Alla luce di tutto ciò, investire a lungo termine è diventato un'impresa sempre più difficile e contrarian, ossia contro le tendenze odierne. E così, non molti investitori hanno la capacità o i mezzi per praticarlo.
In effetti, la maggior parte delle persone che partecipano al mercato investendo non capiscono nemmeno cosa stanno facendo. Questo succede soprattutto quando si è convinti di fare soldi facili e veloci.
Come il lupo di Esopo travestito da pecora, interpretano un ruolo contrario al loro vero carattere, che spesso li porta al macello.
Tuttavia, la mancanza di pazienza di queste persone nell'investire con un orizzonte a lungo termine crea l'opportunità per i pochi impegnati in periodi di detenzione a lungo termine (e si, è così visto che il mercato per natura è un trasferimento di denaro dagli impazienti ai pazienti come dice Buffett).
Nella battaglia tra impazienza e pazienza, vince quest'ultima.
Con oltre 10 anni di pratica di investimenti a lungo termine con sincerità e con discreto successo (puramente soggettivo), posso garantire per questa potente idea.
Investire a lungo termine è certamente difficile, ma se sai come affrontare bene la sua durezza, ne vale assolutamente la pena.
Come sopravvivere alla complessità dei mercati finanziari secondo un consulente finanziario
Penso che le qualità più importanti di cui hai bisogno per sopravvivere alla complessità dei mercati finanziari siano una combinazione di:
- Umiltà, e
- Un buon rilevatore di “cazzate” messo a punto.
Hai bisogno di umiltà per evitare di complicare eccessivamente gli investimenti più del necessario e di assumerti rischi maggiori di quelli che sei in grado di gestire.
E hai bisogno di un rilevatore di stronzate messo a punto per proteggerti dagli sciami di proposte di vendita e schemi per arricchirsi rapidamente che affliggono il settore.
Ci sono altre cose: una buona conoscenza dell'aritmetica (è impossibile investire senza aver chiaro concetti come la media, l’interesse o la banale percentuale) e della contabilità di base, una gratificazione ritardata e la capacità di vivere al di sotto dei propri mezzi. Ma questi primi due sono i più importanti.
Prima di chiedere una consulenza in materia di investimenti
Quando qualcuno in TV o nei social dice (o un giornalista scrive): "Dovresti fare X con i tuoi soldi", fermati e pensa: come fai a conoscermi? Come fai a sapere i miei obiettivi? Come fate a sapere le mie esigenze di spesa a breve termine? Come si fa a conoscere la mia tolleranza al rischio?
Naturalmente, non lo sanno. Il che significa che non dovresti prestarci molta attenzione. La finanza personale è molto personale, il che significa che consigli ampi e generici possono essere pericolosi.
Per quanto riguarda i media, sono più interessato alla finanza storica, che aiuta a contestualizzare gli investimenti, e alla finanza comportamentale, che consente di inquadrare gli investimenti in base ai propri obiettivi, difetti e competenze. Ma ricevere consigli diretti da qualcuno che non ti ha mai incontrato è cercare guai.