Istat conferma, Italia in recessione tecnica
L'istituto di statistica ha rivisto al rialzo il dato congiunturale del Pil relativo al quarto trimestre 2018 comunicato a fine gennaio (da -0,2% a -0,1%) ma si tratta comunque del secondo trimestre consecutivo di calo, ma dove è finita la crescita di tutta l'area Euro?
La crescita economica non è un problema che riguarda soltanto l’Italia, ma tutta l’eurozona.

Nell’ultimo trimestre del 2018, l’economia italiana è entrata in recessione tecnica (-0,2%), e l'Istat lo ha confermato.
Il tasso di crescita in Europa è il più basso da oltre sei anni (0,2%) e la Germania, prima economia dell’eurozona, ha evitato la recessione tecnica per un soffio (0,02% nell’ultimo trimestre 2018).
A cosa è dovuta la frenata dell'economia europea?
Negli ultimi anni, l’economia tedesca si è confermata locomotiva trainante dell'eurozona. Ha marciato marciato a suon di record della bilancia commerciale, e lo stesso è avvenuto per l’eurozona che dal 2012 in poi è diventata esportatrice netta verso il resto mondo.
Ma la ruota gira fintantoché la domanda proveniente dall’estero continua a crescere. Perché quando un’economia si basa troppo sulle esportazioni finisce per diventare eccessivamente dipendente dalle dinamiche degli altri paesi. Cina in primis. Infatti, con l’avvio della guerra commerciale tra Usa e Cina e con il conseguente rallentamento dell’economia cinese, la Germania (primo partner commerciale per la Cina) sta pagando il conto più salato. E se il vagone di testa della locomotiva europea si ferma, tutti gli altri fanno lo stesso.
Cos’è mancato all’Europa in questi anni?
Dopo la crisi del 2008 il vero grande assente è stata una politica fiscale espansiva. Per mantenere una crescita duratura ma soprattutto diffusa nell’eurozona, non sono bastati 2 trilioni di dollari di cartamoneta stampata dalla BCE. Con l’introduzione del fiscal compact nel 2012, la Commissione Europea ha previsto regole e criteri per monitorare molto più da vicino – ed eventualmente sanzionare – gli Stati Membri che incorrono in deficit e debiti pubblici eccessivi.
Per stare al gioco delle regole europee, i governi degli stati più indebitati sono stati costretti a ridurre i deficit di bilancio e mettere in atto misure di austerità che abbassano la spesa pubblica e aumentano le tasse. Ma costringere i paesi a tirare la cinghia quando l’economia si trova in difficoltà, è come prescrivere la dieta ad un paziente sottopeso e malnutrito.
Di fatto, i governi hanno tolto denaro dall’economia anziché metterne di più in circolazione.
In Italia, dove il tasso di disoccupazione supera il 10%, quello giovanile sfiora il 30%, e con una povertà che è aumentata da 1 a 6 milioni di individui in 10 anni, esclusa la parentesi del 2009 i governi hanno sempre realizzato politiche fiscali restrittive sottostando ai diktat di Bruxelles.
Come ritrovare la crescita?
L’insistenza della Commissione Europea sul fatto che i paesi periferici dell’eurozona continuino a ridurre il deficit di bilancio è assolutamente irragionevole in una situazione di crescita economica molto bassa.
Un appuntamento importante che può portare con se un vento di cambiamento sarà quello delle elezioni politiche europee.
Le ultime proiezioni vedono un sostanziale equilibrio tra eurofili e sovranisti, che sicuramente spingeranno ad un cambio di rotta per evitare il rischio di una rottura definitiva degli equilibri già precari dell’eurozona.
Cosa è la RECESSIONE "TECNICA"?
Dopo il temuto SPREAD, tanto cavalcato dai media italiani ogni qualvolta possibile, in questi ultimi giorni si sente parlare continuamente di recessione "tecnica".
Dalla crisi del 2008, l'Italia in 10 anni ancora non è riuscita a tornare ai livelli pre-crisi.
Ulteriore conferma è arrivata dall'Istat in questi giorni con la comunicazione relativa al PIL italiano del quarto trimestre 2018 in calo dello 0,2 per cento.
Considerando il dato negativo anche del trimestre precedente ( -0,1%) , la decrescita del PIL si attesta di un semestre.
La permanenza di questa situazione di contrazione da vita alla recessione "tecnica".

Vari politici si sono appropriati del termine per sminuire il fatto, altri lo usano per fare propaganda elettorale, ed altri ancora ne approfittano per accusare i governi precedenti.
Insomma tante chiacchiere di circostanza ma i fatti ed i numeri, che amo tanto parlano chiaro: 2 trimestri sono 6 mesi, tanto forse troppo tempo che ci da la sicurezza che non ci sarà una ripresa cosi immediata.
Chiariamo subito una cosa, chi pensa che la colpa sia solo di questo governo sbaglia cosi come chi addita solo i governi precedenti della situazione odierna.
A memoria non mi ricordo scienziati, o comunque gente “che ne sa”, a governare l’Italia negli ultimi 10/20 anni.
Sbaglio forse?
Ma senza entrare in discorsi politici, torno all'argomento per cui stai leggendo questo post ossia GLI INVESTIMENTI.
In tutto questo marasma come stanno i risparmiatori italiani?
Sicuramente tanti saranno sull'orlo del panico terrorizzati dal nascente terrorismo mediatico basato sulla recessione "tecnica".
Se siete tra questi vi posso dire solo una cosa:
PEGGIO PER VOI!
Nel 2018 ormai tutti i risparmiatori , grandi e piccoli, sono chiamati ad una evoluzione necessaria per la tutela del proprio patrimonio e futuro.
Se siete ancora convinti che lo Stato sarà per i prossimi anni il garante del vostro futuro sbagliate, con un INPS vicina al default ed un sistema sanitario nazionale ormai barcollante la soluzione è solo una:
SIETE VOI, E SOLO VOI CHE DOVETE PENSARE AL VOSTRO PRESENTE E FUTURO.
Pianificate la vostra vita finanziaria cercando di programmare per obbiettivi i vostri risparmi.
Tutelate il vostro patrimonio e diventate più consapevoli.